di GIANNI TROVATI (da Il Sole 24 Ore)
Per il PNRR italiano inizia oggi l’ennesima settimana cruciale. Domattina alle 11 la cabina di regia convocata dal ministro Raffaele Fitto nella sala Verde di Palazzo Chigi dovrà fare il punto sull’attuazione dei 37 obiettivi che danno all’Italia il diritto di chiedere gli 8,5 miliardi della sesta rata. Nelle stesse ore si giocherà l’ultima partita sull’accredito del quinto pagamento, 10,6 miliardi collegati ai 52 obiettivi del secondo semestre 2023.
L’attesa del Governo è che l’assegno arrivi in settimana, al termine della quale si compiranno sei mesi esatti dalla richiesta spedita a Bruxelles il 29 dicembre. Sui nuovi target trapela l’ovvio ottimismo dell’Esecutivo, dopo che i ministeri e gli altri «soggetti titolari» hanno dovuto inviare alla Ragioneria generale entro venerdì scorso la rendicontazione finale sul rispetto delle scadenze. Fitto sul punto è netto: «Stiamo lavorando – spiega – per rispettare i tempi del 30 giugno per la definizione della richiesta di pagamento della sesta rata». Anche perché con tempi di verifica e assessment così allungati la puntualità è d’obbligo per non rischiare di vedersi accreditata la nuova tranche dopo la fine dell’anno. In questo caso infatti il bilancio 2024 perderebbe poco più di due miliardi di sovvenzioni a fondo perduto, e ci sarebbe bisogno di emettere circa 8 miliardi di BTp in più per sostituire le risorse di cassa attese dai prestiti di Bruxelles. È un’eventualità a cui il Tesoro non è impreparato; ma ovviamente è meglio che non succeda.
Al di là della tradizionale corsa su milestones e target, comunque, lo sviluppo del Piano nazionale di ripresa e resilienza comincia ad accumulare in misura più significativa rispetto al passato anche recente una serie di risultati strutturali. Lo mostra il Rapporto Paese pubblicato mercoledì scorso dalla Commissione Ue. L’annuncio ufficiale dell’avvio della procedura per deficit eccessivo, arrivato in contemporanea, anche se largamente atteso ha messo un po’ in ombra i contenuti del report. Che sul PNRR racconta una storia dai toni piuttosto positivi. «A questo stadio di implementazione – si legge nel documento l’85% delle raccomandazioni specifiche Paese 2019-2023 focalizzate su temi strutturali ha registrato almeno qualche progresso». Nel dizionario di Bruxelles, questa definizione contiene diversi gradi di adesione alle richieste comunitarie: nel 25% dei casi i «progressi» sono «sostanziali», per 58 richieste su 100 l’etichetta è di «some progress» mentre la «piena implementazione» riguarda solo il 2% delle misure. Il panorama si completa poi con il 9% di interventi caratterizzati da «progressi limitati» e il 6% dove invece non c’è alcun avanzamento.
L’attuazione completa riguarda la richiesta di assicurare l’assorbimento effettivo delle sovvenzioni PNRR per spingere le transizioni verdi e digitali. Ma nel panorama delle riforme in cantiere Bruxelles registra passi avanti «sostanziali» in molti dei settori considerati cruciali per la competitività del Paese, dalla giustizia civile alla Pubblica Amministrazione; senza trascurare la lotta all’evasione, in particolare per quel che riguarda le omesse fatturazioni combattute anche con la spinta ai pagamenti elettronici. Il bollino rosso del «no progress» viene invece messo al capitolo pensioni, dove la Commissione Ue mostra di attendersi ancora i passi avanti necessari per il ripristino integrale della legge Fornero. Nelle ultime due manovre in realtà Giorgetti ha alzato parecchi ostacoli sulle vie dei pensionamenti anticipati, ma la battaglia ingaggiata dal ministro dell’Economia (anche con qualche alleato e collega di partito) non ha ancora portato al ritorno pieno alla riforma del 2011, che nell’ottica Ue avrebbe anche il pregio di «creare spazi per altra spesa sociale e orientata alla crescita». La partita, però, è solo all’inizio. E avrà uno sviluppo decisivo con la prossima manovra che il Governo dovrà costruire a partire dai limiti alla spesa primaria comunicati venerdì dalla Ue. Da lì dovranno arrivare i progressi nell’assicurazione di un consolidamento «graduale e sostenibile» nei conti pubblici. Progressi che fin qui non ci sono stati per Bruxelles né in relazione alle raccomandazioni 2022 (che guardavano agli anni dal 2023) né a quelle del 2023 (sugli anni dal 2024); difetto inevitabile per manovre che ancora una volta sono state triennali di nome ma annuali di fatto, guardando solo ai 12 mesi immediatamente successivi; proprio la prassi che le nuove regole fiscali comunitarie vogliono archiviare.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 23 giugno 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
Il PNRR migliora il giudizio nella pagella Ue: progressi sull’85% delle richieste
Settimana cruciale per il PNRR. La cabina di regia convocata domani farà il punto sull’attuazione dei 37 obiettivi per gli 8,5 miliardi della sesta rata. In ogni caso per la Ue passi avanti su Pa, giustizia e lotta all’evasione
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