Il nuovo galateo debutta a scuola

Cambia il codice di comportamento dei dipendenti: i dinieghi vanno sempre motivati

Italia Oggi
25 Giugno 2013
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Tutela dell’identità del dipendente che segnala un illecito nel procedimento disciplinare scaturito a carico di chi l’abbia commesso; possibilità di ricevere regali solo di modesto valore, non superiore ai 150 euro, e possibilità per le singole amministrazioni di adottare autonomi codici che lo riducano, arrivando anche a escludere la possibilità di riceverne; più stringenti prescrizioni di comportamento per dirigenti scolastici e amministrativi e più severe disposizioni sui conflitti di interesse anche con riferimento ai coniugi, ai conviventi, ai parenti e agli affini non più di quarto grado, vecchio codice, ma di secondo.

Sono alcune delle clausole innovative del nuovo codice di comportamento dei dipendenti, introdotto dalla legge anticorruzione n. 190 del 2012, fortemente voluta dal governo Monti sull’onda degli scandali nella politica e nella pubblica amministrazione. Il nuovo codice, che abroga quello precedente del 2000, è stato approvato con decreto del Presidente della repubblica n. 62 del 16 aprile 2013 ed è appena uscito in gazzetta ufficiale, la n. 129 del 4 giugno scorso. Ne dà notizia Antonio Coccimiglio, direttore generale per le risorse umane del ministero dell’istruzione, con una nota dell’11 giugno scorso.

Le disposizioni che interessano direttamente i dirigenti scolastici e amministrativi prescrivono loro di curare il benessere organizzativo nelle strutture che dirigono, di favorire l’instaurarsi di rapporti cordiali e rispettosi tra i collaboratori, di assumere iniziative che favoriscano la circolazione delle informazioni, la formazione e l’aggiornamento del personale e permettano la maggiore inclusione possibile e la valorizzazione delle differenze di genere, di età e di condizioni personali. Evitano, nei limiti delle loro possibilità, la diffusione di notizie riguardanti l’organizzazione e l’attività dei dipendenti non rispondenti al vero, mentre favoriscono quella di buone prassi e buoni esempi al fine di rafforzare il senso di fiducia nei confronti dell’amministrazione. Anche sotto il profilo dei rapporti con gli utenti dei servizi pubblici, le disposizioni del nuovo codice sono più puntuali e orientate a offrire la massima disponibilità. Vi si declina ad esempio il principio, già in vigore per i procedimenti amministrativi, legge n. 241 del 1990, di indirizzare gli utenti, se sbagliano persona o ufficio, al dipendente competente alla trattazione della specifica materia e di farlo con cortesia, spirito di servizio e correttezza, di non gravarne le richieste di adempimenti inutili o sovrabbondanti, di facilitare l’accesso a chiunque ne abbia diritto né di commettere parzialità, negando informazioni agli uni e fornendole ad altri. Si devono sempre dichiarare le ragioni per le quali determinate informazioni non possono essere rese, perché o coperte dal segreto d’ufficio o tutelate dalla legge sulla privacy, ma in tali casi si devono puntualmente le norme invocate e non limitarsi a un generico e apodittico rinvio. E ancora, ogni dipendente deve curare che le prestazioni siano erogate nel rispetto degli standard di qualità e di quantità fissati nelle rispettive carte dei servizi, e anche le scuole dispongono di carte dei servizi e piani dell’offerta formativa, colmi di buone intenzioni e di condivisibili prescrizioni, spesso allegramente disattese nella pratica. Delle decisioni prese deve essere garantita la tracciabilità attraverso un’adeguata documentazione che ne consenta in ogni momento la replicabiità e, sottinteso, l’individuazione puntuale delle responsabilità messe in gioco. I conflitti di interesse, presi in considerazione dal codice e in presenza dei quali ci si deve astenere dal prendere decisioni o svolgere attività, non sono solo di tipo patrimoniale ma possono derivare dalla preoccupazione di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici o riguardino persone con le quali intercorrano rapporti di amicizia abituale o di grave inimicizia.

Sembrerebbero prescrizioni che poco hanno a che fare con una logica anticorruttiva ma a ben vedere, ispirate come sono ai principi di buon andamento e imparzialità e se correttamente e universalmente applicate, possono facilitare l’introduzione di un costume di onestà e di sobrietà nella gestione dei pubblici servizi. Ma il timore di altri è che si tratti del solito inasprimento di una “grida”, destinata a lasciare il mondo così com’è con gli onesti che continuano a esserlo e i disonesti che trovano altre strade per esercitare il loro cattivo mestiere.

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