Il ministro Profumo: via al piano per le scuole «verdi»

Il Sole 24 Ore
24 Gennaio 2012
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Parte il piano per le scuole “verdi”. Tra costruzione di nuovi istituti a basso impatto energetico e adeguamento degli edifici esistenti il governo conta di risparmiare fino a 9,5 miliardi. Il primo atto c’è stato venerdì scorso con lo “scongelamento” del Cipe dei fondi destinati all’edilizia scolastica. Altre misure potrebbero arrivare con l’imminente decreto sulle semplificazioni ma su questo il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, mantiene il massimo riserbo.

Ministro, partiamo dalla decisone del Cipe: lo sblocco di 456 milioni per la messa in sicurezza delle scuole. Di che risorse si tratta? Quanti e quali interventi finanzieranno?
Si tratta di un’ulteriore iniezione di fondi per l’edilizia scolastica, che si aggiunge a quella già prevista dal Piano di azione coesione, che testimonia l’impegno del governo, del ministro Barca e mio personale, a intervenire su questo fronte. Il Cipe ha liberato 197 milioni, a valere sulle risorse stanziate a favore del Fondo per lo sviluppo e la coesione previsto dalla legge 183 del 2011, a cui vanno ad aggiungersi 259 milioni per ulteriori interventi, da selezionare tra quelli evidenziati dal tavolo tecnico all’interno della Conferenza unificata. In quell’occasione erano state individuate le Regioni che beneficeranno dei fondi, cioè Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. I 197 milioni, invece, saranno spesi per interventi su tutto il territorio nazionale. Circa le opere, riguarderanno la messa in sicurezza degli immobili, ma anche la loro dotazione strutturale e non.

Altri 100 milioni serviranno per la costruzione di nuovi edifici. Ci può dire di più?
Questa è la novità maggiore. Con queste risorse potremo mettere in cantiere la costruzione di nuove scuole progettate proprio per la loro funzione, e in chiave moderna. Ne abbiamo bisogno perché il patrimonio immobiliare scolastico è molto datato. Nel 75% dei casi costruito prima degli anni ’80. Spesso in edifici nati per altri scopi e quindi adattati a ospitare i ragazzi e le loro necessità.

Quali caratteristiche dovranno avere i nuovi istituti?
Sicuramente potremo sfruttare questa occasione per inserire le nuove scuole nel contesto urbano più adatto. Potremo quindi disegnarne la planimetria partendo da una concezione più moderna della didattica e delle esigenze relazionali degli studenti, ipotizzando meno corridoi e aule monoclasse e più spazi comuni e aperti, in cui sperimentare i nuovi approcci didattici consentiti anche dalle nuove tecnologie. Inoltre, avremo la possibilità di affiancare i nuovi istituti ad aree verdi e servizi aperti alla cittadinanza, per trasformarli in luoghi civici in cui generazioni, esigenze e culture possono confrontarsi. Alla scuola può essere collegata una serie di servizi di uso collettivo come una biblioteca di quartiere aperta dalle 10.00 alle 22.00, spazi per la musica e laboratori di lingue straniere dai 3 ai 99 anni, “cantieri” di attività educative, formative e di incontro.

Una delle finalità esplicite è abbattere i costi energetici delle scuole e anche il decreto sulle semplificazioni prevederà una norma in tal senso. Che risparmi conta di ottenere?
Le nuove tecnologie ci permettono oggi di poter progettare edifici a impatto pressoché zero, con notevoli risparmi nei costi di gestione del medio-lungo periodo. Attualmente, invece, la gran parte degli edifici scolastici è in classe energetica G, la più bassa, che si traduce in circa 200 euro al metro quadro di bolletta. Una cifra ben diversa dai 35 euro al metro quadro della classe energetica A. Numeri alla mano, è facile ipotizzare i margini di risparmio. A partire dalle nuove scuole, per poi estendere gli interventi agli oltre 10mila edifici già esistenti, i risparmi si aggirerebbero attorno ai 9,5 miliardi se si arrivasse ad avere tutte le scuole in classe A. Così facendo il costo energetico si ridurrebbe a circa 3 miliardi, anziché gli attuali 12,5 miliardi.

Anche università ed enti di ricerca saranno interessate? Quali strumenti verranno utilizzati?
Per le università dal Cipe è arrivata una profonda boccata d’ossigeno: 1,2 miliardi per interventi negli atenei di Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Sono risorse ingenti, stanziate sulla base di impegni già assunti dal precedente ministro Fitto, che serviranno a finanziare interventi nuovi per la costruzione di edifici, il completamento delle opere già iniziate, l’edificazione di nuove residenze per gli studenti e la creazione di incubatori di imprese a stretto contatto con le università.

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