Ancora un tentativo (forse l’ultimo) per smuovere le domande presentate dai proprietari: molte regioni hanno rimesso mano al piano casa con norme meno restrittive e proroghe dei termini per cercare di rilanciare le iniziative edilizie dei privati, e altre stanno pensando di farlo. Una mossa che deve fare i conti, inevitabilmente, con i tempi lunghi della produzione legislativa e con un contesto economico tutt’altro che favorevole all’avvio dei lavori da parte delle famiglie. Tra le regioni che si preparano al varo delle novità c’è il Lazio. «Il disegno di legge è ancora fermo in commissione perché abbiamo ricevuto molti emendamenti dall’opposizione – spiega il vicepresidente della regione, Luciano Ciocchetti – e pensiamo di arrivare al voto a giugno: dal momento della pubblicazione, però, prevediamo tre anni di tempo per presentare domanda». Il disegno di legge allo studio nel Lazio prevede alcune opportunità in più rispetto alla legge attuale: secondo le norme proposte, possono usufruire degli ampliamenti anche gli edifici di dimensioni maggiori di mille metri cubi e sono consentiti cambi d’uso in aree dismesse. «In queste aree consentiamo di ampliare e cambiare la destinazione d’uso senza ricorrere a una variante, ma solo in sei mesi – aggiunge Ciocchetti – purché venga destinato il 30% degli alloggi a canone concordato». Nelle intenzioni dell’amministrazione, il provvedimento vuole essere un aiuto al rilancio del settore edilizio che, secondo l’assessorato, «negli ultimi due anni ha perso 12mila posti di lavoro». Far ripartire l’edilizia è la speranza anche della regione Piemonte, che ha varato la nuova legge sul piano casa all’inizio di marzo: «Abbiamo rivisto la normativa soprattutto per quel che concerne gli edifici mono e bifamiliari – sottolinea il vicepresidente della giunta Ugo Cavallera -. L’ampliamento del 20% è ora consentito anche per la realizzazione di una nuova unità abitativa. Inoltre l’adeguamento alle nuove norme antisismiche e di efficienza energetica non vengono più richiesti per l’intero edificio, ma soltanto per la parte di ampliamento». Tra le regioni che hanno novità allo studio, c’è anche la Sardegna, che si sta concentrando su un prolungamento dei termini. Il 16 marzo il disegno di legge è stato deliberato dalla giunta regionale, e passa ora al consiglio: la proposta è quella di uno spostamento al 30 giugno 2012 del termine entro cui si potrà presentare la concessione edilizia. In questo scenario c’è anche chi – al contrario – ha scelto di non concedere altro tempo al piano casa. È il caso dell’Emilia Romagna, dove i termini sono scaduti lo scorso 31 dicembre. Al momento quella emiliana è l’unica regione a non aver prorogato la scadenza (anche Umbria e Toscana, che vararono le proprie leggi quasi in contemporanea all’Emilia, hanno dilatato il tempo a disposizione dei privati), ma dagli uffici non arrivano indicazioni di un ripensamento: a oggi il piano casa è una partita chiusa e non c’è allo studio nessun altro provvedimento. Uno scenario simile a quello dell’Emilia Romagna potrebbe delinearsi nelle prossime settimane anche in una regione come la Lombardia, che pure sul piano casa aveva puntato molto in termini di comunicazione e aspettative di rilancio dell’edilizia. Come spiegano dagli uffici all’urbanistica, «al momento non sono allo studio proroghe dei termini previsti dalla legge 13/2009». La scadenza per la presentazione delle domande, quindi, resta il prossimo 15 aprile. Intanto la regione continua con il monitoraggio delle istanze presentate ai comuni: al 14 marzo si contavano 289 domande complessive, delle quali 147 Dia e 142 permessi di costruire. Non molti in più rispetto al 30 novembre scorso quando erano stati registrati 232 interventi.
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