ROMA – Un mini-taglio subito, ma con la piena salvaguardia degli investimenti negli impianti già realizzati, anche se non fisicamente connessi alla rete elettrica nazionale. Poi un taglio più consistente, tra il 15 e il 20%, entro il 2012. Seguito da una sforbiciata che nel 2015 ridurrà del 30-35% gli incentivi al solare fotovoltaico rispetto alla marea montante di sussidi (e conseguentemente di oneri caricati sulle bollette di tutti gli italiani) che in mancanza di un intervento correttivo decollerebbero verso livelli decisamente incompatibili. Il tutto con una modifica non solo delle quantità ma anche della metodologia di base nella pianificazioni degli aiuti all’energia verde. Si passerà infatti dall’idea dei tetti di potenza massima incentivabile che animava la prima bozza del nuovo e controverso meccanismo di aiuti messo in campo dal Governo allo schema dei tetti nelle risorse economiche da dedicare annualmente ai sussidi. Lo schema del “quarto conto energia” sta nascendo così, secondo uno schema definito (tra gli altri dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo) «alla tedesca», perché ricalcherebbe le scelte recentemente assunte dalla Germania per il suo modello di incentivi pubblici. «Stiamo correndo. Lavoriamo ininterrottamente da due giorni» dichiarava ieri il ministro dello Sviluppo Paolo Romani, dopo settimane di dure polemiche seguite da serrati incontri-consultazioni tra Governo, Confindustria e associazioni degli operatori. «Speriamo di approvare il nuovo decreto entro il 10 aprile» azzarda Stefania Prestigiacomo. Un buon compromesso in arrivo? Ne è sicuro Cesare Cursi, il presidente della commissione Industria del Senato, tra i fautori di una mediazione che avrebbe dovuto garantire una significativa riduzione degli incentivi con una tutela degli investimenti che hanno prodotto impianti prima che il Governo decidesse di mettere mano ad una disciplina pluriennale fissata solo nell’agosto scorso. «Il Governo sta effettivamente tendendo conto delle nostre indicazioni» afferma Cursi. In ogni caso «è indifferibile – ammonisce il presidente di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini, uno dei rappresentanti delle categorie energivore del “tavolo della domanda” – la ricerca di un modello che permetta di proseguire nello sviluppo fotovoltaico affrontando le abnormi distorsioni che hanno portato ad una esplosione assolutamente inattesa ed indesiderata dei costi a carico delle bollette». Modello tedesco? Perché no. «Ma adeguiamo comunque l’incentivo, che attualmente in Italia è tre volte quanto garantito in Germania». Anche considerando – osserva Manfredini – «le ore di assolamento, 900 in Germania 1700 al sud Italia». Altrimenti «senza cap e con gli incentivi attuali, prima di arrivare alla prima correzione ci troveremo di nuovo al raddoppio dei megawatt installati, con raddoppio dei costi in bolletta già a fine anno».
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