Il Governo taglia subito i fondi dei gruppi regionali

Consiglio dei ministri. Giovedì un decreto legge, poi il Ddl costituzionale

Il Sole 24 Ore
2 Ottobre 2012
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La sforbiciata ai costi della politica regionali arriverà con un unico provvedimento ma agirà in due tempi. La riduzione dei contributi ai gruppi sarà immediatamente efficace mentre per il ridimensionamento dei consiglieri bisognerà aspettare la prossima consiliatura. Una circostanza che, se confermata, rischierebbe di rinviare di cinque anni la stretta in Sicilia e nel Lazio. Il primo atto è atteso giovedì in Consiglio dei ministri. Sul tavolo di Palazzo Chigi, oltre al decreto sviluppo-bis, dovrebbe arrivare un altro Dl, a cui stanno lavorando il premier Mario Monti e il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà.
Il testo non è ancora pronto e prima di essere messo a punto potrebbe richiedere un giro di tavolo con i segretari della maggioranza. A ogni modo, il provvedimento dovrebbe essere basato su tre pilastri: enti locali in dissesto, terremoto e costi della politica. Quest’ultimo pacchetto proverà a tagliare del 30% gli sprechi in periferia. Ripartendo dalla manovra di ferragosto 2011 del Governo Berlusconi per darvi finalmente attuazione. Si inizierà con il numero dei consiglieri. Che, sulla scorta di quanto previsto dal Dl 138 di un anno fa, dovranno essere: 20 per le Regioni con popolazione fino ad un milione di abitanti; 30 per quelle con popolazione fino a due milioni; 40 per quelle fino a quattro milioni; 50 per le Regioni fino a sei milioni; 70 per quelle fino ad otto milioni; 80 per le Regioni con popolazione superiore. Per riuscire lì dove l’Esecutivo precedente ha fallito non si darà alle Regioni sei mesi di tempo per adeguarsi ma verrà sancita l’applicazione della stretta a partire dalla prossima consiliatura. Insieme a una serie di disincentivi economici per le aree che non li rispetteranno.
Difficilmente le nuove norme potranno però applicarsi alla Sicilia che andrà alle urne il 28 ottobre e rischia di mantenere gli attuali 90 consiglieri fino al 2016 al posto dei 50 prescritti. Qualche chance in più di introduzione immediata ce l’ha invece il Lazio dove si tornerà al voto a dicembre. Ma affinché ciò accada bisognerà trovare il tempo (e la voglia, politicamente parlando) di modificare lo Statuto. Al suo interno, infatti, i consiglieri sono ancora 70. Seppure si facesse in tempo a modificarla e ridurla a 50 bisognerà comunque intervenire anche sulla legge elettorale che ne fissa la distribuzione provinciale.
Gli stessi problemi non dovrebbero riguardare l’altro caposaldo della “sforbiciata”: la riduzione dei contributi ai gruppi consiliari. Stesso discorso per la riduzione delle indennità e dei benefit di consiglieri e assessori, che sembra destinata ad abbattersi anche su Province e Comuni. Il metro di paragone sarà lo stipendio dei parlamentari nazionali, rispetto al quale saranno parametrati in percentuale quelli elargiti a livello locale.
Altro tema “caldo” il rafforzamento dei controlli. Il decreto atteso giovedì in Cdm dovrebbe al tempo stesso aumentare i poteri di verifica e riscontro affidati alla Corte dei conti ma non è escluso un coinvolgimento della Ragioneria generale dello Stato e delle società di revisione.
Allargando il cerchio alle altre misure con cui l’Esecutivo spera di intervenire sui costi dell’amministrazione va segnalato che sempre giovedì dovrebbe vedere la luce il Dpcm che dà il via all’introduzione dei fabbisogni standard per gli enti locali: il lavoro compiuto nei mesi scorsi dalla società Sose Spa e dalla fondazione Ifel Anci ha permesso di determinare il parametro che ogni Comune dovrà applicare alla propria spesa corrente del 2009 per avere il valore della spesa efficiente per la funzione polizia locale; lo stesso dovranno fare le Province sui centri per l’impiego.
Si annunciano tempi più lunghi infine per il “parto” del Ddl costituzionale sulla modifica del titolo V. Il compito che attende il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, si annuncia complessa. E il suo varo potrebbe essere rimandato a novembre. Ma a quel punto avrebbe solo la funzione di un avviso ai naviganti che si avventureranno nelle acque della prossima legislatura.

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