Il Governo cerca lo sprint. Ed entro sabato mattina potrebbe portare all’esame del Consiglio dei ministri «il decreto del fare», come lo ha ribattezzato il ministro dei rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, al termine del vertice di ieri tra Esecutivo e maggioranza. Si tratta di un provvedimento su economia, occupazione, sburocratizzazione e giustizia, che sarà accompagnato da un nutrito pacchetto di semplificazioni (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). La decisione di spingere sull’acceleratore è giunta nel corso della riunione del preconsiglio di ieri pomeriggio riservato alla rifinitura del ddl sulla deregulation.
Il via libera immediato a un Dl-shock di 20-30 articoli vuole essere anche una risposta immediata del Governo alle fibrillazioni interne alla maggioranza emerse al termine del summit politico del mattino (si veda il servizio qui a fianco) e legate soprattutto alla cancellazione dell’aumento dell’Iva in agenda il 1° luglio e all’abolizione dell’Imu sull’abitazione principale. A calmare le acque in serata è intervenuto lo stesso ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che in un’intervista al Tg2 ha precisato che il governo sta lavorando a un rinvio dell’aumento di luglio dell’Iva e manterrà gli impegni presi sia su Iva che su Imu.
L’Esecutivo è comunque consapevole che le risorse per intervenire su tutti i fronti sono limitate. E comunque Saccomanni ha ricordato che, pur mantenendo alta la guardia sulla riduzione del debito pubblico, «sul fronte della spesa ci potrebbero essere comunque risorse utilizzabili. Si può fare subito qualcosa con i fondi europei già programmati che debbono essere spese dalle Regioni».
In queste ore, dunque, al Tesoro ogni sforzo è finalizzato a cercare di recuperare le risorse necessarie allo sviluppo e all’occupazione. Per Iva e Imu ci sarà tempo fino alle scadenze, rispettivamente, di fine giugno e fine luglio.
A beneficiare subito dei fondi europei potrebbe essere dunque il pacchetto lavoro del “decreto del fare”. In particolare gli sgravi sulle assunzioni dei giovani (con durata e portata da definire solo quando si conosceranno i saldi dell’operazione). Che dovrebbero essere affiancati da misure a costo zero come il ritocco alle norme sui contratti a termine (con la riduzione dei tempi di intervallo per i rinnovi e un’estensione del dispositivo della acausalità) e la nuova semplificazione dell’apprendistato. Per gli sgravi le riflessioni dei tecnici ruotano attorno a tre strumenti classici: il credito d’imposta, gli sgravi contributivi (da considerarsi a tempo e con scalettature varie) i finanziamenti in conto capitale ai datori che assumono giovani. Le valutazioni in corso sono di due tipi: la prima riguarda la quantificazione economica (si parla di 1,1 miliardi), la seconda le compatibilità europee. Uno dei passaggi fondamentali, come detto, è quello della riprogrammazione dei fondi comunitari. Nel decreto potrebbe entrare anche lo sconto del 6% sui pagamenti dilazionati dei contributi all’Inps da parte delle imprese e alcune norme di semplificazione come quella che prevede l’estensione della validità del Durc a 180 giorni.
Dallo Sviluppo economico arriva poi l’ampliamento dell’operatività del fondo di garanzia per le Pmi, una nuova legge Sabatini per agevolare gli investimenti in beni strumentali un intervento per ridurre il peso degli oneri di sistema sulle bollette delle Pmi. Inoltre sul fronte semplificazioni si profila il procedimento unico per i grandi insediamenti produttivi e il tutor d’impresa.
Tra le altre misure, alla voce riduzione degli obblighi fiscali, spicca l’abolizione della responsabilità solidale negli appalti. Mentre, alla voce capitale umano, spunta una norma che cancella il limite del turn over al 20% per le assunzioni nelle università e lo aumenta dal 20 al 50% per gli enti di ricerca nel 2014. Un tandem di misure a cui dovrebbe affiancarsi il piano per l’assunzione di 1.000 giovani ricercatori annunciato dal ministro Maria Chiara Carrozza.
Il Ddl semplificazioni, infine, dovrebbe contenere diverse deleghe al Governo. Incluse le tre per emanare altrettanti codici per scuola, università e ricerca.
Il costo delle misure
ABOLIZIONE IMU
Stop sulla prima casa
Per quanto riguarda l’Imu, il Cdm del 17 maggio ha stabilito lo stop al pagamento della rata di giugno della tassa sulla prima casa, sugli alloggi popolari e per i terreni agricoli e i fabbricati rurali fino al 16 settembre. Se entro il 31 agosto non verrà adottata una riforma complessiva della tassazione sulla casa si tornerà a pagare.
L’imposta sulla prima casa vale 4 miliardi l’anno. Per il Pdl la sua cancellazione rientra tra le priorità
RISORSE NECESSARIE
4 miliardi
RINVIO AUMENTO IVA
Evitare il salto dal 21 al 22%
L’aumento dell’Iva. L’intervento nasce dalla prima manovra estiva del 2011. Quella disposizione è stata poi ritoccata ben cinque volte. La versione definitiva della legge di stabilità 2013 ha limitato il rincaro Iva, a partire dal 1° luglio prossimo, a un solo punto percentuale e alla sola aliquota del 21 per cento. Rinviare il rincaro da qui a fine anno costerebbe 2 miliardi, che salgono a 4 se si volesse bloccare la misura in via definitiva
RISORSE NECESSARIE
2 miliardi
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento