Entro la fine del mese, il governo approverà il Quinto Conto Energia, ovvero il decreto con cui di fatto ridurrà gli incentivi statali per la produzione di energia rinnovabile, in particolare quella solare. Il settore delle energie rinnovabili ha conosciuto uno sviluppo impetuoso in questi ultimi anni, proprio grazie agli incentivi che, come ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, hanno raggiunto un livello «enormemente più alto rispetto al resto d’Europa».
Ha notato Stefano Agnoli sul Corriere della Sera: «Il governo Berlusconi, che nel 2008 aveva annunciato in grande stile il ritorno al nucleare dell’Italia, passerà invece alla storia energetica del paese come l’esecutivo che più ha fatto per la green economy».
Gli strumenti per agevolare il solare sono stati così appetitosi (si ricordi il decreto salva-Alcoa) che nel 2011 in nessuna parte al mondo sono stati installati tanti pannelli come in Italia: 9,2 Gigawatt contro i 7,5 della Germania e i 2,2 della Cina. «Denaro quasi tutto finito in Asia, Usa e Germania, le cui aziende dominano la scena internazionale nel comparto», secondo Agnoli.
Il giro d’affari in Italia mosso dal settore è di circa 21 miliardi di euro e, nei prossimi 10 anni, secondo stime del Gse (Gestore servizi elettrici), se ne metteranno in circolo altri 100. A fare la parte del leone della potenza installata è naturalmente il fotovoltaico.
Tanta effervescenza imprenditoriale, però, è pagata cara in bolletta. Nel 2012, ha sottolineato l’Autorità per l’Energia, gli incentivi per le fonti rinnovabili ed assimilate sono destinati a superare i 10,5 miliardi di euro, di cui 1,2 per le fonti assimilate, 1,8 per i certificati verdi, 6 per il fotovoltaico e il restante 1,4 per gli altri strumenti incentivanti. Commenta con ItaliaOggi Carlo Stagnaro, esperto di energia e direttore studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni: «Incentivi siffatti alle rinnovabili hanno causato un eccessivo sovrainvestimento (abbiamo superato nel 2011 il target fissato al 2020!) che ha danneggiato due categorie:
- i consumatori industriali, specie piccoli e medi ma energivori, che pagano l’energia molto più cara, annullando, nei fatti, i risparmi resi possibili dalle liberalizzazioni;
- i produttori termoelettrici che, complice anche il calo della domanda dovuto alla crisi, si trovano oggi con un parco di generazione nuovo di zecca (in gran parte realizzato negli ultimi 10 anni) sottoutilizzato e per il quale non riescono a recuperare i costi fissi».
A far detonare il dossier rinnovabili è stata anche la delibera di venerdì scorso adottata dall’Autorità per l’energia e il gas (Aeeg) presieduta da Guido Bortoni che ha stabilito: da ieri l’energia elettrica è aumentata del 5,8% e da maggio potrebbe scattare un altro rincaro di 4 punti percentuali. L’incremento trimestrale delle bollette sarebbe stato del 9,8 per cento, ma il 4% è stato sospeso per un mese. Il motivo? Lanciare un «avvertimento al governo e al Parlamento» sull’esplosione della spesa per gli incentivi al fotovoltaico e alle altre fonti verdi, è stato l’obiettivo dell’Aeeg. Come dire: se non si tagliano gli incentivi statali alle rinnovabili, l’incremento complessivo delle tariffe elettriche sarà del 9,8%.
A guardare con favore a un decreto per ridurre gli incentivi, che era allo studio anche del governo Berlusconi, è in particolare l’Eni, ma anche l’Enel è interessata, a differenza ovviamente dei gruppi attivi nelle rinnovabili.
Seppure con una sintonia di fondo tra i ministri Corrado Passera (Sviluppo) e Corrado Clini (Ambiente), per Clini non ci si può concentrare solo sul fotovoltaico: «Innanzitutto», ha detto il titolare del dicastero dell’Ambiente, «bisogna pulire le bollette eliminando gli oneri impropri. Continuiamo a pagare per il Cip6, per il nucleare, per gli sconti concessi alle grandi industrie energivore come le acciaierie».
A commentare con qualche perplessità la delibera dell’Autorità è stato un esponente di peso del Pd, come Enrico Morando: «La scelta dell’Autorità che, nel farsi carico delle problematiche che l’aumento genererà, pare dettata da una logica non del tutto propria di un soggetto tecnico ed indipendente quale l’Aeeg e lascia peraltro non risolta la tematica della copertura, da parte del sistema, di una dilazione nel tempo di incrementi di costo già maturati. È urgente», ha concluso Morando, «mettere mano alla bolletta energetica e alle sue componenti, a partire dagli oneri per il sostegno degli incentivi alle rinnovabili, i costi di trasmissione, dispacciamento e distribuzione, le incentivazioni a pioggia ai grandi consumatori».
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