Il doppio gioco degli advisor

IL RITORNO DEI TITOLI A RISCHIO

Il Sole 24 Ore
24 Maggio 2011
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I derivati, simbolo della finanza creativa, dovevano essere una manna per gli enti territoriali italiani ma lo sono stati solo per le banche internazionali che li hanno promossi E che hanno incassato profitti da favola. Come da favola sono stati i compensi pagati – in buona parte su conti offshore – ai consulenti che si interfacciavano con gli amministratori pubblici. Figure di mezzo al centro di svariate indagini giudiziarie come i fratelli Maurizio e Gianpaolo Pavesi, attivi dal lontano 1996, quando parteciparono alla prima emissione obbligazionaria della storia degli enti territoriali italiani, quella dei cosiddetti Bassolino Bond, dal nome del sindaco che li introdusse. Considerati gli apripista del settore, Maurizio e Gianpaolo Pavesi hanno lavorato per dieci anni in esclusiva per Merrill Lynch. Il Sole 24 Ore ha calcolato che, con il loro aiuto, la banca d’affari newyorkese ha promosso un’abbuffata di emissioni obbligazionarie e swap con enti territoriali italiani per un totale di oltre 13 miliardi di dollari. Poi i Pavesi sono passati a lavorare per Ubs. E in particolare con Gaetano Bassolino, responsabile per gli enti pubblici del colosso bancario svizzero e figlio di Antonio, il politico che da sindaco di Napoli lanciò il trend dei bond municipali proprio assieme ai Pavesi. Le indagini a Milano. Il primo a investigare sui due fratelli è stato il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, che ha aperto un’indagine per truffa aggravata nell’emissione dei “Pirellone Bond”, le obbligazioni della Regione Lombardia. Coadiuvato dal Nucleo di polizia tributaria di Milano e dal professore di Matematica finanziaria dell’Università del Piemonte Gianluca Fusai, Robledo ha concluso che in quell’operazione le banche hanno ottenuto un profitto illecito di oltre 93 milioni di euro e che ai Pavesi è stata pagata una provvigione pari a circa l’1% di quei guadagni – per l’esattezza 959.200 euro. Bonificati su un conto offshore. Poiché l’emissione era del 2002, è subentrata la prescrizione. Ma se il fronte penale è chiuso, a Milano si sta invece aprendo quello civile. «Stiamo preparando un’azione di carattere civile, già affidata a uno studio legale inglese, perché ritieniamo che gli imputati del procedimento penale abbiano recato danno alla Regione violando normative finanziarie italiane e inglesi», rivela al Sole 24 Ore Sergio De Sio, uno degli avvocati della Regione. Inchieste a Bari e a Firenze. Dopo Robledo, a aprire un’inchiesta sui Pavesi sono stati il procuratore di Bari Antonio Laudati e, l’estate scorsa, anche il sostituto procuratore di Firenze, Luca Turco. Al centro dell’attenzione degli inquirenti è il rapporto tra i Pavesi e gli amministratori pubblici. Dalle carte rinvenute nelle perquisizioni sono infatti venuti alla luce legami molto stretti. Ecco cosa si legge in un rapporto redatto dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano: «Dalla lettura della corrispondenza elettronica esaminata emerge un filo diretto di dipendenza tecnico-lavorativa instauratosi tra la Fincon, l’Ubs, la Merrill Lynch e la Regione Lombardia stessa, come si evince tra l’altro dalla mail datata 13.02.2009, con la quale Giovanni Giannone (Regione Lombardia) chiede urgentemente a Gaetano Bassolino (Ubs) di rispondere a un’interpellanza presentata in Consiglio… Sempre nel medesimo giorno, tale richiesta di informazione viene girata da Davide Lombardo (Ubs) a Roberta Rigillo (Fincon)… Ulteriori solleciti alla risposta di tale quesito verranno richiesti sempre da Giannone a Bassolino e ai fratelli Pavesi». Il nome di Bassolino junior appare ripetutamente tra i documenti sequestrati in Fincon. Si legge nello stesso rapporto: «Dal contenuto della mail datata 02.02.2007 appare chiaro come Fincon abbia affiancato la Regione Lazio nel ruolo di “rating advisor” e come, unitamente ad alcuni dipendenti di Ubs, abbia avuto rapporti diretti anche con personalità politiche della Regione? In tale contesto è interessante la mail datata 30.08.2007, nella quale appare chiaro l’interessamento di Gaetano Bassolino, unitamente allo staff Ubs e Maurizio Pavesi, alla riorganizzazione interna della Regione Lazio e dei suoi componenti». Decisioni condizionate. La questione è stata approfondita dagli inquirenti perché da sempre circola la voce che a influenzare la scelta delle banche da parte degli amministratori non siano solo fattori tecnico-finanziari. «La scelta può non dipendere dalla qualità o dal prezzo dell’offerta, ma dalle entrature di chi la promuove o comunque svolge attività di consulenza», spiega al Sole 24 Ore un banchiere. Il rapporto del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano sembra confermarlo: «Sono state rinvenute mail… che dimostrano frequenti incontri tra i soggetti riconducibili alla Fincon e Ubs con personaggi politici e/o dipendenti di Enti locali finalizzati a “sondare” eventuali possibilità di business, proponendo la stessa Fincon nel ruolo di “rating advisor”, in merito a ipotetiche operazioni finanziarie». In particolare, spiccano due email relative a rapporti con amministratori dei Comuni di Venezia e di Torino: «Si evidenzia la mail datata 01.06.2007, con la quale Maurizio Pavesi riferisce di aver incontrato tale Dei Rossi, del Comune di Venezia, il quale gli comunica che “sull’esito della procedura per il bond Rialto… hanno pesato sia la maggiore offerta di Intesa per gli Adv che pressioni ricevute dal sindaco” e che “sul futuro mi ha confermato pienamente che ci darà il mandato di advisor”… Nella mail, datata 25.09.2007 … Davide Lombardo di Ubs riferisce di aver “parlato con Dentamaro (del Comune di Torino, Ndr)… il quale ci ha fatto capire tra le righe che le 7 banche sono state una scelta politica… Stiamo spingendo (ci dovremmo vedere lunedì/martedì) per farci dare un ruolo leader”». Posta compromettente. Ancora più significative sono le evidenze fatte scomparire qualche giorno dopo la diffusione della notizia dell’indagine della procura di Milano. I finanzieri milanesi hanno infatti recuperato due email il cui tenore è stato da loro definito «alquanto inquietante». A inviarle a Maurizio e Gianpaolo Pavesi fu Roberta Rigillo, dipendente Fincon. Nella prima si legge: «Ho controllato finora tutta la posta archiviata relativa ai Comuni eliminando le cose di cui avevo + direttamente certezza ma sarebbe opportuno se anche voi poteste fare un check, soprattutto dei messaggi in cui si evince che si incontra l’ente da soli? Proseguo su province e regioni». Tre giorni dopo Rigillo aggiunse: «Ho terminato anche il controllo sulla posta archiviata in prov. e regioni ma su alcune di queste è opportuno che facciate un ulteriore chk, visto che avete molto più di me conoscenza del cliente. In particolare … Lombardia, Sicilia … Campania, Lazio, Marche, Veneto». Dalle indagini è emerso inoltre un flusso di pagamenti parallelo all’estero dalle banche ai Pavesi. Soltanto nel periodo tra il marzo 2001 e il dicembre 2004, la banca ha pagato un totale di 4.205.008 euro alla Fincon in Italia e 5.399.074 euro a una società irlandese chiamata Achernar Ltd. Di quei soldi sono state perse le tracce. Ma dei milioni pagati su conti offshore ad altri consulenti, gli inquirenti sono riusciti invece a identificare tutti i beneficiari finali. Scoprendo che, attraverso vie tortuose, il denaro è finito a chi lavorava per l’amministrazione pubblica. Ma questo sarà il tema della prossima puntata.

L’AVVIO

Quell’allarme lanciato nel 2007
A partire dal 6 aprile 2007, con una serie di articoli, Il Sole 24 Ore ha dato l’allarme sull’abuso dell’utilizzo dei derivati da parte degli enti territoriali. Facendone un caso nazionale. È successivamente emerso che Regioni, Province e Comuni, nel corso dell’ultimo decennio si sono messi in pancia contratti con passività in essere per 34,87 miliardi. Quasi un terzo dei loro debiti. Si è poi scoperto che gli istituti finanziari stranieri avevano spesso registrato profitti del tutto sproporzionati a danno di enti che si erano invece sobbarcati rischi abnormi. In seguito alle nostre inchieste, svariate procure d’Italia hanno aperto indagini giudiziarie. A fare da apripista il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, che nell’aprile 2009 ha posto sotto inchiesta quattro banche – Depfa, Ubs, Deutsche e JP Morgan – accusate di aver truffato il Comune di Milano.

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