Assicurare la revisione definitiva del Patto di stabilità dal 2015, così da garantire le risorse necessarie all’attuazione del piano per l’edilizia scolastica e del piano scuola. Non utilizzare i fabbisogni standard in modo improprio, attraverso i marchingegni della spending review, così da diminuire ulteriormente l’autonomia finanziaria dei comuni. Garantire, all’interno del documento finanziario, una valutazione comparativa dei sacrifici affrontati in questi anni da singoli comparti dello Stato, evidenziando lo sforzo sostenuto dai comuni. Queste le principali richieste avanzate dall’Anci durante l’audizione di ieri davanti le Commissioni riunite bilancio di Camera e Senato sul Documento di economia e finanza 2014.
A rappresentare il punto di vista dei comuni – sintetizzato in un documento consegnato ai parlamentari – sono stati il sindaco di Livorno e coordinatore delle Anci regionali, Alessandro Cosimi, presente Silvia Scozzese, direttore scientifico di Ifel.
Nel documento l’Associazione evidenzia anche la necessità di avviare subito il confronto per garantire ai comuni dal 2015 l’intero gettito della tassazione immobiliare, fornendo loro gli strumenti per gestire al meglio il nuovo catasto. Eguale attenzione va riservata ad un’altra novità normativa del prossimo anno: il nuovo sistema di contabilità pubblica, per il quale i comuni sollecitano adeguate misure finanziarie che rendano graduale e sostenibile l’applicazione delle nuove regole.
Cosimi, parlando al termine dell’audizione, ha ricordato come in questi anni i comuni abbiano affrontato enormi sacrifici per il risanamento del bilancio dello Stato. “Per i comuni non si tratta di avere una semplice medaglia, siamo convinti che in una logica istituzionale possiamo far valere le nostre ragioni nei confronti dello Stato che, numeri alla mano, – precisa – in questi anni non ha fatto nulla per diminuire la spesa”.
Sul tema del Patto di stabilità la sua analisi riecheggia la posizione da sempre sostenuta dall’Anci: va introdotto lagolden rule e superato l’avanzo di bilancio imposto ai comuni per risanare la finanza pubblica. “Questo patto riesce solo, pensando anche alla confusione sulla tassazione immobiliare, a scoraggiare i comuni dal fare investimenti depotenziando la loro spinta economica anticiclica”.
Quanto alle novità del piano casa e per l’edilizia scolastica, il sindaco di Livorno ha osservato che le due iniziative non offrono adeguate garanzie finanziarie. “Così come indicate, rischiano di diventare un punto di grande aspettativa per i cittadini senza trovare congrua capacità di attuazione sul piano concreto”, afferma.
Infine un accenno al tema delle municipalizzate, per le quali il coordinatore delle Anci regionali paventa soluzioni troppo frettolose. “Come comuni siamo interessati ad una revisione del sistema, che incentivi processi di aggregazione e di graduale razionalizzazione. Ma bisogna avviare un tavolo con Stato, comuni e Regioni, non si può pensare che l’unica strada sia quella di regionalizzarle, anche perché – ha ribadito Cosimi – si tratta sempre di assetche appartengono alle amministrazioni comunali.
In audizione anche le province
“Non possiamo ancora una volta puntare solo sui tagli alla spesa: se non ripartono gli investimenti locali non si torna a crescere. Serve la riforma strutturale del Patto di stabilità, che consenta a province e comuni di aprire i cantieri per le opere di riqualificazione e messa in sicurezza dei territori e di utilizzare a pieno i fondi comunitari a disposizione dall’Unione europea”, ha detto il Presidente della Provincia di Mantova, Alessandro Pastacci, intervenendo per l’Upi all’audizione alla Commissione bilancio della Camera nelle audizioni in corso sul Def 2014 > il documento presentato dall’Upi
“Sono anni – ha detto Pastacci – che chiediamo di rivedere strutturalmente le norme di un patto che tutti, a partire dal Presidente del Consiglio Renzi, considerano assurde perché bloccano nelle casse di province e comuni soldi che potrebbero essere usati per opere necessarie. Invece anche in questo Def ci sono le solite misure tampone, come l’esclusione dal Patto delle risorse che il Governo stanzierà per il piano straordinario dell’edilizia scolastica o quelle per assicurare i pagamenti alle imprese, ma da sole non possono bastare. Serve una riforma che possa garantire una crescita economica effettiva, organica e duratura altrimenti sarà inevitabile dover ricorre a misure straordinarie ad ogni nuova emergenza. Una riforma strutturale – ha sottolineato il Presidente Pastacci ai deputati e senatori presenti – che deve prevedere anche l’esclusione dal patto del cofinanziamento nazionale e locale dei fondi Ue, perché solo così si può assicurare il pieno utilizzo delle risorse comunitarie sia per quanto riguarda la vecchia programmazione, sia per la progettazione della nuova programmazione 2014/2020.
Accanto alla ripresa degli investimenti – ha aggiunto il Pastacci – occorre operare la revisione della spesa pubblica, attraverso un’opera di razionalizzazione e non di tagli lineari ai servizi essenziali”. Diverse le proposte presentate dall’Upi ai deputati e ai senatori presenti, a partire dalla razionalizzazione delle stazioni appaltanti attorno alle province, come previsto dalla legge 56/2014 “che – ha sottolineato Pastacci – comporterebbe una riduzione di spesa stimata dagli economisti pari a più di 30 miliardi” .
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