Ici e patrimoniale, fisco pronto

Il direttore dell’Agenzia delle entrate: l’amministrazione subito in grado di organizzare i nuovi prelievi. Confesercenti contraria all’aggravio tributario, mentre il Pd spinge per tassare gli immobili ecclesiastici produttivi di reddito

l 24 Novembre 2011
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“L’Agenzia delle entrate sempre è pronta a mettere in atto nuove misure su indicazioni del Governo. Non ci sono problemi tecnici per la revisione degli estimi. Assolutamente non è un problema mettere immediatamente Ici e patrimoniale. Abbiamo una banca dati completa anche con l’analisi dei movimenti finanziari e siamo in grado di accertare ingressi e uscite sui conti corrente”. È quanto dichiarato dal direttore generale dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera parlando ieri mattina alla Telefonata di Maurizio Belpietro della possibile introduzione di nuove imposte da parte del nuovo Governo Monti. Il direttore dell’Agenzia è intervenuto anche sulla ventilata ipotesi di limiti all’uso del contante nelle transazioni (la cifra che circola è di 300 euro). Sul limite “bisogna ragionare un attimo ma il problema è che noi abbiamo un uso del contante eccessivo rispetto agli altri Paesi europei che invece usano la moneta elettronica”. A suo giudizio, “al di là di determinare esattamente l’asticella, è corretto che si usi di più la moneta elettronica. Inoltre si riducono i costi per il sistema Italia perché l’uso del contante non è gratuito. Ha un costo pazzesco, pensiamo alla sicurezza: deposito valori, rapine, assicurazioni”. Secondo Befera, quindi, “bisogna sicuramente intervenire sulle commissioni alle banche”. “Il problema evasione è di cultura e di politica. Dalla lotta all’evasione abbiamo recuperato 10 mld lo scorso anno e 11 mld sono di recupero quest’anno. In 3 anni abbiamo recuperato 35 mld. Il problema è non mollare mai e arricchire le banche dati, è chiaro che questo ci crea dei nemici. Ma questo fa parte delle regole del gioco, noi applichiamo la legge e difendiamo i contribuenti onesti”, ha anche dichiarato il direttore dell’Agenzia. “Ci sono 120 mld di sommerso. Speriamo che le prossime valutazioni del sommerso siano inferiori, ma l’effetto deterrente è fondamentale. È importante che in autotassazione ci siano quelli che capiscano che evadere è sbagliato. Io da cittadino sostengo che almeno una parte di quello che si recupera dovrebbe andare a favore di chi paga le tasse”. L’intervento dei vertici dell’amministrazione finanziaria non è però piaciuto alle imprese. “L’agenzia delle Entrate, per bocca del suo Direttore, si dichiara pronta su Ici e patrimoniale se arrivasse la decisione politica che spetta al Governo. Con la pressione fiscale che sfiorerà il 45% è fin troppo facile dire che cittadini ed imprese invece non sono affatto pronti”, sostiene Confesercenti aggiungendo che “in tempo di crisi cosi’ profonda non si aiuta la ripresa economica con misure come l’aumento dell’Iva ed altre imposte. Senza dimenticare che a suo tempo l’Ici fu sostituita dalla facoltà di aumentare le addizionali Irpef. Il suo ritorno dunque duplicherebbe l’aggravio fiscale”. “In realtà ci aspettiamo altro: riforme strutturali e non azioni congiunturali, interventi forti di riduzione di spesa e sprechi che in Italia sono tracimati oltre la decenza. Serve una svolta inequivocabile su dove si devono cercare e trovare le risorse. Certo arrivano anche segnali positivi: il decreto con la riduzione dell’acconto di novembre, o la lotta al sommerso richiamata da Befera che ci vede schierati ovviamente a favore per contrastare concorrenza sleale e criminalità. Le imprese nella crisi hanno bisogno di una boccata d’ossigeno, di scelte chiare. Ma che non vengano poi contraddette da un carico di imposte sempre più pesante e che va a gravare proprio su famiglie e imprenditori che fanno il proprio dovere fiscale”, conclude Confesercenti. E non mancano le provocazioni. “Qualora il governo Monti dovesse reintrodurre l’Ici, i patrimoni immobiliari della Chiesa, come quelli di altre organizzazioni destinati all’assistenza e a scopi umanitari, dovrebbero essere protetti dalla tassazione. Ma sugli immobili che determinano un profitto credo che anche la Chiesa debba fare la sua parte”, ha infatti dichiarato a KlausCondicio, il salotto tv di Klaus Davi in onda su YouTube, il senatore Pd Ignazio Marino. “Nel corso della trasmissione, Marino ha aggiunto: “La crisi economica impone più equità e in un momento di così grave difficoltà italiana ed europea, la Chiesa stessa proporrà di fare la propria parte. Non vedo come si possa diffondere il Vangelo, che è il principale compito della Chiesa, senza prendersi le proprie responsabilità verso lo Stato”.

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