Arrivano le prime bocciature in giudizio per l’Iva applicata sulla tariffa d’igiene ambientale, mentre il parlamento prova a correre ai ripari per correggere le misure che hanno reintrodotto l’imposta. In una ventina di sentenze fotocopia depositate nei giorni scorsi, la commissione tributaria provinciale di Messina ha dato ragione ai contribuenti che hanno chiesto la restituzione dell’Iva pagata sulla Tia negli ultimi anni. A far decadere l’imposta è stata la Corte costituzionale, che nella sentenza 238/2009 ha stabilito che la tariffa d’igiene ambientale è in realtà un tributo, perché non è direttamente proporzionale ai rifiuti prodotti dai contribuenti e non può quindi essere considerata come un corrispettivo per un servizio reso. Sui tributi, però, non è possibile applicare anche l’Iva, che rappresenterebbe una doppia tassazione, e questo ha fatto scattare la girandola delle richieste di rimborso che a Messina hanno incontrato ora i primi via libera dei giudici fiscali. In gioco, secondo le stime degli amministratori locali, c’è almeno un miliardo di imposta pagata dai contribuenti negli scorsi anni. Anche a causa dell’entità delle cifre in pericolo, sul tema è intervenuto il parlamento nella manovra correttiva, provando a stabilire per legge che la Tia è una tariffa, e le sue controversie vanno discusse davanti al giudice ordinario. La “soluzione” è però incappata in un infortunio, facilitato dal rebus normativo che disciplina la tariffa. La manovra timbra come «tariffa» la Tia prevista dal codice dell’ambiente del 2006, che però giace ancora inapplicata perché mancano all’appello i regolamenti attuativi (si veda anche «Il Sole 24 Ore» del 15 luglio); le richieste dei contribuenti puntano invece sulla “vecchia” tariffa, quella prevista dal decreto Ronchi (Dpr 22/1997) e applicata in circa 1.200 comuni, dove vivono 16 milioni di italiani. Per rimediare, Maurizio Leo (Pdl) annuncia la preparazione di un ordine del giorno da far votare alla camera insieme alla manovra, che essendo blindata non può essere corretta. Nell’ordine del giorno, si spiegherà che per ragioni di coerenza normativa la natura tariffaria fissata dalla manovra va intesa anche in relazione alla vecchia Tia. Resta da capire se questo strumento offrirà una barriera sufficiente al contenzioso, che appare destinato a proseguire: la natura tariffaria sancita per legge, infatti, non modifica i meccanismi del prelievo e non cancella quindi le obiezioni mosse dalla Consulta sulla mancata proporzionalità fra produzione dei rifiuti e richieste ai cittadini.
I giudici bocciano l’Iva sulla Tia
La commissione tributaria di Messina ordina i rimborsi
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