Via libera agli aggiornamenti delle graduatorie, ma in una sola Provincia, e convocazione di un tavolo politico con Economia e Funzione pubblica per alzare un argine, magari con un decreto legge, ai ricorsi di chi ha ottenuto incarichi multipli: la soluzione al complicato rebus dei precari della scuola potrebbe passare da qui. Almeno stando a quanto emerso ieri in un vertice a viale Trastevere tra l’Istruzione e i sindacati. L’incontro ha puntato l’attenzione sulla questione aperta dalla sentenza 41/2011, che aveva bocciato gli inserimenti in coda (cioè senza tenere conto dei punteggi maturati) nelle province diverse da quella originaria. La Consulta, per frenare questo meccanismo perché non considerava il «merito» degli aspiranti docenti, ha cancellato tutta la norma sugli inserimenti in più province, che era stata prevista dal decreto «salva-precari» del 2009 (articolo 1, comma 4-ter del Dl 134/2009). Su queste basi, il ministero dell’Istruzione ha proposto ieri la strada più prudente in base alle norme ancora in vigore, che permettono di rivedere gli elenchi ma non prevedono più la possibilità di iscriversi in più province: gli altri tre inserimenti, di conseguenza, sarebbero da considerarsi decaduti. Tanta cautela, che prevede un passaggio preventivo dall’Avvocatura dello Stato per ottenere il via libera, deriva anche dagli sfortunati tentativi parlamentari, che con un emendamento del Carroccio avevano provato a reintrodurre gli inserimenti in coda ma erano stati fermati dal Quirinale. Un’impostazione, questa, che trova anche appoggi sindacali: «È una soluzione ragionevole, e segue lo spirito originario della legge Fioroni – spiega Francesco Scrima, segretario della Cisl Scuola -; altrimenti si innestano le guerre fra poveri e si mettono le decisioni nelle mani dei tribunali». Proprio dai Tribunali arriva il secondo macigno sulla gestione del personale, dopo la sentenza di Genova che ha sancito il diritto di 15 insegnanti – destinatari di tre supplenze annuali senza però diventare di ruolo – a un risarcimento di oltre 50mila euro a testa. Oltre a ricorrere in appello, il ministero guidato da Mariastella Gelmini sembra sempre più intenzionato a ricorrere a un intervento normativo che ribadisca come per la scuola valgano regole diverse per la stabilizzazione rispetto al lavoro privato ma anche agli comparti della pubblica amministrazione. Ma questa soluzione non piace alle sigle sindacali che, Flc Cgil in testa, hanno chiesto un piano di assunzioni che riempia gli attuali vuoti d’organico. Con la preghiera di avviare un tavolo politico, capitanato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che scelga la soluzione politicamente e finanziariamente più opportuna. Anche attraverso un Dl. In serata è poi circolata la voce di una riunione al ministero tra Tremonti, Gelmini e alcuni rappresentanti della Cisl. Una circostanza smentita dagli interessati Intanto una nuova sentenza contro il Miur arriva da Napoli, dove il Tar ha accolto il ricorso della Cisl contro i tagli agli organici sulla base del presupposto che l’insegnante di sostegno va sempre garantito a un minore disabile «con connotazione di gravità».
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