Sul fondo di svalutazione, che chiede di mettere da parte fin dal preventivo 2012 una somma pari alle entrate tributarie ed extratributarie risalenti a prima del 2007, mai riscosse e ora inesigibili, l’ipotesi è quella di allungare i tempi. I relatori lavorano a una scansione dell’obbligo in due-tre anni, ma l’alternativa potrebbe essere quella di rimanere ancorati al 2012 ma non vincolando l’obbligo al preventivo, ragionando sugli utilizzi degli avanzi per dare qualche mese in più agli enti. Le cifre in gioco sono importanti: nei Comuni i residui più vecchi di 5 anni sono 2,3 miliardi: quasi 700 milioni si concentrano a Napoli, 180 sono a Palermo mentre a Torino sono 257 (e non 499 come erroneamente riportato ieri). Lo scopo della norma è evitare di finanziare spese reali con avanzi basati su fondi inesistenti, ma sui tempi si discute perché nei Comuni in cui queste entrate sono effettivamente inesigibili e mancano fondi di garanzia l’obbligo immediato imporrebbe di bloccare risorse ulteriori.
Partita aperta anche sulle società strumentali, che secondo il Dl varato dal Governo dovrebbero essere tutte alienate o sciolte entro il 2013. In questo caso l’idea è di escludere dalla tagliola le realtà attive nelle funzioni fondamentali dei Comuni (riscritte dallo stesso decreto) e nella cultura, anche per evitare, come spiega Paolo Giaretta (Pd, relatore insieme a Gilberto Pichetto Fratin, del Pdl) «effetti indesiderati su realtà importanti come la Fenice o l’Arena». Prevista anche l’introduzione di una clausola sociale, per inserire la tutela dell’occupazione tra gli elementi di valutazione nei bandi. Nessun intervento in vista, almeno per ora, sul versante delle liberalizzazioni.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento