Fondi Ue, corsia preferenziale

Italia Oggi
24 Giugno 2013
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Una corsia preferenziale per i fondi strutturali europei. Tutti gli enti pubblici, comprese le scuole, le università e le camere di commercio, dovranno dare precedenza ai progetti da realizzare grazie ai finanziamenti comunitari relativi alla programmazione 2007-2013, inclusi i contributi per lo sviluppo rurale e la pesca. E in caso di inerzia delle amministrazioni competenti, lo stato o la regione potranno sostituirsi all’ente inadempiente nominando un commissario ad acta. Lo prevede il decreto legge 21 giugno 2013 n. 69 (cosiddetto «decreto del fare») che è stato pubblicato sul Supplemento normativo n. 50/L alla Gazzetta Ufficiale n. 144 di ieri. 

Il governo Letta punta dunque a evitare di incorrere nelle sanzioni previste dall’Unione europea per la mancata attuazione dei progetti cofinanziati con i fondi Ue. E la strategia per sveltire le pratiche è duplice. Non solo, come detto, una corsia preferenziale nella trattazione degli affari connessi all’utilizzo dei fondi, ma anche maggiore concertazione. Si prevede infatti che, qualora si riscontrino criticità nelle procedure di attuazione dei programmi, gli enti interessati debbano convocare una conferenza di servizi allo scopo di «individuare le inadempienze e accertarne le eventuali cause, rimuovendo, ove possibile, gli ostacoli verificatesi». In caso di ulteriore inerzia, lo stato, sentite le regioni interessate, potrà nominare uno o più commissari ad acta.

Spese di rappresentanza senza limiti per l’Expo 2015. Il decreto 69 esonera gli enti locali coinvolti nell’organizzazione dell’Expo 2015 (in pratica il comune e la provincia di Milano) dai limiti alle spese per relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e missioni (anche all’estero). Si tratta di paletti molto restrittivi (meno 80% rispetto ai costi sostenuti nel 2009 per la prima categoria di spese, meno 50% per le missioni) che secondo la relazione tecnica al dl avrebbero impedito l’utilizzo delle risorse. Di qui la necessità della deroga che però durerà «per lo stretto limite temporale richiesto dall’evento». 

Acquisto della cittadinanza. Per i giovani stranieri sarà più facile diventare cittadini italiani. Chi è nato in Italia e ha risieduto nel nostro paese legalmente e senza interruzioni fino ai 18 anni di età può diventare a tutti gli effetti italiano se dichiara entro un anno dal compimento della maggiore età di voler acquistare la cittadinanza. Questo è quanto già prevede la legge n. 91 del 1992. Ma per facilitare le istanze il decreto «del fare» precisa che sul buon esito della domanda non dovranno influire negativamente eventuali inadempimenti da parte dei genitori o della pubblica amministrazione. Anzi, il giovane potrà provare il possesso dei requisiti con ogni ulteriore documentazione idonea. La possibilità di ottenere la cittadinanza dovrà essere portata a conoscenza degli interessati (da parte degli ufficiali di stato civile) a partire dalla maggiore età e fino al compimento del diciannovesimo anno. Diversamente il diritto potrà essere esercitato anche oltre il 19° anno.

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