Federalismo in cammino, sviluppo e atenei al palo

Riforme in bilico – Il rischio di una crisi politica pesa anche sulla riforma della Pa

Il Sole 24 Ore
2 Novembre 2010
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Un autunno per le riforme: già prima della rovente estate dei dissidi nella maggioranza, era questo il mantra ripetuto da politici ed economisti. C’erano segnali di raffreddamento della crisi, anche se non ancora accompagnati da refoli di vera ripresa, e si iniziava a stilare un’agenda concreta delle priorità per l’economia reale e la pubblica amministrazione. Il vortice politico d’agosto e ancora più la zoppicante ripresa dell’attività parlamentare dopo le ferie hanno forse frenato le ambizioni. La concitata evoluzione del quadro politico, il sovrapporsi di scenari che vanno dal rilancio del governo Berlusconi all’esecutivo tecnico, passando per il voto anticipato, impongono ora una riflessone a freddo sullo stato delle riforme e dei principali provvedimenti in cantiere. Dove si è tagliato il traguardo o si è avanzato a passo sostenuto? E dove invece si procede a tentoni? In quale campo si rischia un’ulteriore frenata?

Pubblica amministrazione. La riforma Brunetta può contare al suo attivo due decreti legislativi approvati. Le norme sulla riorganizzazione del lavoro, la trasparenza e la produttività nella Pa risultano in fase di implementazione. Tra le colonne della riforma c’è ovviamente il blocco del turn over che da qui al 2013, anno in cui scade la legislatura, dovrà garantire la riduzione di 300mila dipendenti e un risparmio sulla spesa corrente di 62 miliardi. Uno scenario politico di discontinuità potrebbe comprometterne la tabella di marcia. Nutrito anche il pacchetto semplificazioni. Non è un caso che nel documento appena concordato dalle parti sociali ed inviato al governo si sottolinei che “non occorre inventare nuovi strumenti” bensì “accelerare l’iter dei provvedimenti legislativi in corso”. C’è l’accordo con le parti sociali per l’individuazione degli oneri amministrativi e il successivo taglio che, secondo il target, dovrebbe corrispondere a 17 miliardi entro la legislatura. Di questi ne risultano già contabilizzati 5,5. Fisco. Tra i grandi obiettivi di legislatura rientra a pieno titolo la riforma fiscale. Un processo di cambiamento dell’intero sistema tributario articolato, condiviso e che non potrà essere realizzato in deficit. Si punta ad arrivare per fine anno, al massimo per gennaio 2011, alla presentazione in parlamento di un ddl delega. Il percorso è già stato tracciato nella riunione del 20 ottobre, quando il governo ha annunciato alle parti sociali l’avvio ufficiale dei lavori e la strategia che vorrà adottare. Ha fatto seguito la lettera inviata dal ministro Tremonti a tutti i soggetti coinvolti con l’istituzione di quattro tavoli tecnici che avranno il compito di procedere a una puntuale ricognizione delle risorse “disponibili e/o mobilizzabili” per la riforma.

Sviluppo. Le misure per l’industria e le pmi hanno inevitabilmente risentito dell’interim allo sviluppo economico durato cinque mesi. L’elenco dei dossier da sbloccare è nelle mani del neoministro Paolo Romani, impegnato tra l’altro nella riorganizzazione degli uffici tecnici. Uno scenario di instabilità politica non favorirebbe di certo il tentativo di recupero. Giace nel cassetto da luglio la legge annuale per la concorrenza. Tempi strettissimi per la delega sul riassetto degli enti per l’internazionalizzazione. Il viceministro per il commercio estero, Adolfo Urso, ha presentato a Romani la sua bozza, si aspetta di capire se e come cambierà. Dovrebbe essere invece il piano Sud a integrare l’attesa riforma degli incentivi alle imprese già rinviata di sei mesi rispetto alla scadenza originaria. Il ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, punta a inserire la riorganizzazione degli aiuti, con drastico sfoltimento, nel più complessivo piano per il Mezzogiorno atteso per metà novembre. Si è via via accumulato ritardo sul nucleare, in modo particolare sull’istituzione dell’Agenzia per la sicurezza: dopo vari rinvii, le nomine sono attese per il prossimo consiglio dei ministri. È invece un altro ministero, quello di Mariastella Gelmini, ad attendere il via libera del Tesoro per portare al Cipe il Piano nazionale della ricerca 2010-2012, per il quale ci si attendeva passi avanti già prima dell’estate.

Federalismo. Lo stop giunto giovedì scorso dalle regioni ha un po’ complicato i piani del ministro Roberto Calderoli che puntava a esaminare congiuntamente in parlamento i due decreti attuativi già approvati in via preliminare dal governo (fisco municipale e autonomia tributaria regionale e provinciale) e fonderli poi in un testo unico al momento del via libera definitivo. Ma per ora le strade restano separate. Una volta chiuso l’esame in commissione sui fabbisogni standard di comuni e province partirà l’iter del decreto che assegna ai sindaci il gettito dei tributi immobiliari e crea la cedolare secca. E solo dopo toccherà al fisco di regioni e province che deva ancora avere l’ok della conferenza unificata. Testi che dovranno tornare in cdm per il varo definitivo atteso entro maggio 2011. La scadenza è la stessa per i tre decreti che devono ancora superare il primo giro di tavolo a palazzo Chigi (premi e sanzioni per gli amministratori locali, armonizzazione dei bilanci pubblici, perequazione infrastrutturale) e che Calderoli conta di presentare in un paio di settimane. Università. Più statico il destino della riforma dell’università. Fermo in commissione cultura della Camera dopo che la ragioneria generale e il Tesoro hanno giudicato senza copertura la norma “salva-ricercatori” – un piano di concorsi per 9mila posti d’associato in sei anni che sarebbe costato 1,7 miliardi – il ddl Gelmini tornerà all’ordine del giorno solo dopo la fine della sessione di bilancio. Per quella data dovrebbe essere noto il quantum di risorse che gli atenei riceveranno con il “milleproroghe” e, quindi, quanti ricercatori si riuscirà effettivamente a salvare: 4.500 in tre anni o i primi 1.500 e poi si vedrà?

RIFORME E MISURE PER L’ECONOMIA: LO STATO DELL’ARTE

Resta aperto il capitolo semplificazioni
Le norme sulla riorganizzazione del lavoro nella Pa, la trasparenza e la produttività risultano in fase di implementazione. Tra i pilastri della riforma Brunetta c’è il blocco del turn over che da qui al 2013 dovrà garantire la riduzione di 300mila dipendenti, mentre il risparmio sulla spesa corrente è di 62 miliardi. Sulle semplificazioni le parti sociali invitano ad accelerare: «non occorre inventare nuovi strumenti» bensì «accelerare l’iter dei provvedimenti legislativi in corso». È già entrata in vigore la Scia (segnalazione di inizio attività in edilizia) mentre non ha compiuto ulteriori passi avanti al Senato il ddl Brunetta-Calderoli che contiene ulteriori semplificazioni.

Settimane decisive
Ripetuti rinvii hanno finora bloccato la partenza dell’iter per il ritorno dell’Italia al nucleare. Manca ancora , infatti, l’Agenzia per la sicurezza le cui nomine sono condivise da ministero dello Sviluppo economico e Ambiente. Il presidente è invece espressione della presidenza del Consiglio. Il pacchetto dovrebbe arrivare al traguardo con il prossimo consiglio dei ministri. Umberto Veronesi in pole per la presidenza Prima annunciato per la fine del 2009, poi oggetto di molteplici revisioni, il piano Sud dovrebbe tagliare il traguardo a metà novembre. Conterrà la rimodulazione dei fondi Ue e Fas e il riassetto degli incentivi alle imprese.

Al via la ricognizione delle risorse
La riforma del fisco, considerato uno dei principali obiettivi di legislatura, prevede la semplificazione e riduzione della pressione. Tre le direttive su cui intende lavorare il ministero dell’Economia: «Dal complesso al semplice, dal centro alla periferia, dalle persone alle cose». Quattro tavoli tecnici hanno il compito di procedere a una puntuale ricognizione delle risorse «disponibili e/o mobilizzabili» per la riforma. Ad esempio dall’analisi del bilancio pubblico si dovranno individuare ulteriori economie ma anche verificare possibili nuove dismissioni. Da studiare le caratteristiche del sommerso e tutte le possibili forme di erosione dei differenti regimi fiscali e le sovrapposizioni tra stato fiscale e quello sociale.

Decisivo il mese di novembre
Una volta terminato l’esame in commissione bicamerale sui fabbisogni standard di comuni e province (che avverrà non prima dell’11-12 novembre visto che il termine previsto per il 7 novembre è stato prorogato di 20 giorni) partirà l’iter in parlamento del decreto che assegna ai sindaci il gettito dei tributi immobiliari, introduce l’imposta municipale e crea la cedolare secca. Dopodiché arriverà in parlamento il dlgs che disciplina i tributi provinciali e regionali e introduce i costi standard sanitari. Un provvedimento quest’ultimo che deve ancora ottenere il via libera della conferenza unificata. Entro novembre il governo dovrebbe anche dare il via libera preliminare ai tre testi che mancano all’appello: premi e sanzioni, armonizzazione dei bilanci e perequazione infrastrutturale.

Risorse nel «milleproroghe»
Il disegno di legge Gelmini per la riforma dell’università ha subito un drastico stop in commissione cultura della Camera dopo che la Ragioneria generale dello stato e il Tesoro hanno giudicato senza copertura la norma «salva-ricercatori». Sarà ora determinante capire l’ammontare delle risorse che per l’università saranno individuate nel decreto “milleproroghe”. Confindustria ha recentemente chiesto un pacchetto da 900 milioni. Di riflesso, si potrà capire la sorte del piano di concorsi per 9mila posti d’associato in sei anni che sarebbe costato 1,7 miliardi. Probabile che si convergerà verso una soluzione alternativa e meno dispendiosa per lo stato. Riforma della benzina troppo timida Già prima dell’estate, durante l’interim apertosi allo Sviluppo economico per le dimissioni di Scajola, il sottosegretario Stefano Saglia aveva definito uno schema per la legge annuale sulla concorrenza. Bozza bocciata dall’Antitrust perché considerata troppo timida rispetto alle proposte indicate nei settori nevralgici dell’economia, a partire dalla rete dei carburanti. Nei giorni scorsi Saglia ha parlato di un percorso da accelerare nel prossimo mese. Anche il Piano nazionale per la ricerca 2010-2012 attende di essere rilanciato. Il ministro Gelmini ha definito l’elenco dei progetti-bandiera deve concordare con Tremonti il passaggio al Cipe.

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