Federalismo, conta il piu’ forte

Secondo la Commissione Antonini la chiave per i fabbisogni standard è il benchmarking e il riferimento sono le regioni più performanti. Intanto il Ministro Bossi annuncia: sull’autonomia impositiva partita chiusa prima delle ferie estive

l 2 Agosto 2010
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Nell’individuazione dei fabbisogni standard il punto di riferimento sono i più forti. Nello specifico sarebbe necessario usare il meccanismo del benchmarking (vale a dire il sistema usato nelle imprese che prevede la misurazione di prodotti e servizi prendendo a termine di paragone i concorrenti più forti) anche per stabilire i costi standard dei servizi delle regioni nei settori della sanità, dell’assistenza, dell’istruzione e dei trasporti pubblici locali. È l’indicazione che la Copaff, la commissione paritetica per il federalismo fiscale, presieduta dal professor Luca Antonini dà in un documento sui costi standard in vista del decreto attuativo del federalismo fiscale in materia che dovrebbe arrivare a settembre e al quale stanno lavorando i dicasteri di Tesoro, Semplificazione e Salute. La Copaff, ribadisce la gradualità prevista nella legge nel passaggio dalla spesa storica al costo standard e suggerisce anche di individuare, all’interno di un approccio unitario, specifiche indicazioni per i vari settori coinvolti. La costruzione del costo standard, si legge nel documento, potrebbe prevedere un percorso che dovrebbe partire dalla definizione delle risorse da destinare ad ogni funzione per passare poi alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. L’identificazione delle specifiche prestazioni cui riferire il costo – si legge nel testo – (da individuare attraverso il ricorso alla tecnica del benchmarking che abbia come riferimento le regioni più performanti, anche sotto il profilo dell’equilibrio economico finanziario), va definita “ad un livello non di dettaglio, altrimenti rischiano di essere troppo numerose e non confrontabili tra Enti diversi”. L’altra ipotesi è quella di ricorrere ad aree di intervento, ma per i tecnici della Copaff “questa soluzione presenta il rischio di essere tuttavia eccessivamente generica e può generare effetti distorsivi per quegli enti che nella medesima ‘area’ offrono maggiori servizi di altri)”. Dopo una analisi del sistema e dei principali tipi di risorse che concorrono alla realizzazione del servizio e la formazione dei costi vanno determinate le modalità di misurazione delle quantità correlate a ciascun servizio e infine la “determinazione dei costi standard unitari per servizio e/o complessivi per Ente”. Per quanto riguarda la gradualità del passaggio da spesa storica a costi standard il testo prevede che “le risorse per la perequazione sono riallocate (non ridotte) attraverso un percorso che al primo anno stabilisce come target la spesa storica poi gradualmente la redistribuzione delle risorse è rivista assegnando maggior valore al costo standard fino ad arrivare alla completa riallocazione secondo i costi standard”.
Intanto, relativamente all’altro fronte caldo del federalismo fiscale, vale a dire quello dell’autonomia impositiva delle regioni e degli enti locali, è tornato a parlare il Ministro delle riforme Umberto Bossi, il quale, nel corso di un comizio in Valtellina, ha affermato che parte delle tasse dovranno andare direttamente agli enti locali e alle regioni e, nel caso delle regioni, la sua opinione è che debba essere “una miscela di Irpef e Iva”. La speranza di Bossi è di riuscire a delineare questo aspetto del federalismo fiscale “prima di andare in ferie”. Il momento clou dovrebbe essere domani o dopodomani, quando l’ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva dovrebbe dare il via libera al decreto sull’autonomia impositiva dei comuni e delle province, forensi, a questo punto, anche indicazioni su quello che sarà il pacchetto di tributi a disposizione delle amministrazioni regionali.

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