ROMA – Il fisco municipale è giunto agli ultimi ciak. Oggi e domani si ripeterà alla Camera lo stesso copione seguito la settimana scorsa al Senato: prima il ministro Calderoli illustrerà i contenuti del quarto decreto attuativo del federalismo e spiegherà perché ha deciso di andare avanti nonostante il pareggio in bicamerale del 3 febbraio scorso; poi l’assemblea passerà al voto. L’unico elemento di discontinuità rispetto a quanto avvenuto a Palazzo Madama potrebbe essere la scelta del governo di porre la fiducia sulla risoluzione di maggioranza. Il fine è quello di evitare possibili imboscate. La decisione verrà presa stamani ma è presumibile che l’esecutivo opti per la “blindatura” del testo, come preannunciato venerdì scorso al termine di un vertice tra i responsabili dell’Economia (Giulio Tremonti), della Semplificazione (Roberto Calderoli), delle Riforme (Umberto Bossi) e il premier Silvio Berlusconi: «Se saranno presentati documenti su cui verrà chiesto il voto ? ha dichiarato in quella sede Calderoli ? il governo porrà la fiducia». In realtà, di documenti da mettere ai voti, ce ne saranno almeno quattro. Uno per ogni risoluzione sottoposta al vaglio dell’aula. A quella stringatissima di Lega e Pdl che si limita ad approvare la relazione del governo, se ne aggiungeranno una del Pd, un’altra del terzo polo e una dell’Idv. Anche se quest’ultima potrebbe essere spacchettata in cinque testi diversi. Uno scenario del genere rende pressoché certa l’opzione della fiducia. Che verrebbe però votata domani visto che il regolamento di Montecitorio prescrive una “pausa di riflessione” di 24 ore dalla sua presentazione. In caso di esito favorevole, il federalismo municipale avrebbe completato il suo iter parlamentare e sarebbe pronto per l’ok finale di Palazzo Chigi. Nulla impedisce infatti che il testo ? che tramuta 11 miliardi di trasferimenti erariali in un mix di tributi propri e compartecipazioni (ad esempio al 2% sul gettito dell’Iva e al 30% sugli introiti delle compravendite immobiliari), introduce la cedolare secca sugli affitti al 21% sui canoni liberi e al 19% su quelli di mercato e sostituisce l’Ici con l’Imu a partire dal 2014 ? sia approvato in via definitiva dal primo consiglio dei ministri utile (forse giovedì 3). Senza attendere i 30 giorni dalla trasmissione degli atti alle Camere previsti dalla legge 42 del 2009. Di federalismo è tornato a parlare anche Berlusconi per sottolineare che farà ridurre l’evasione fiscale. A detta del presidente del consiglio la riforma permetterà di «avere dichiarazioni dei redditi più congrue» perché «se il contribuente sa che i controlli avvengono nell’ufficio dove abita, magari la sua dichiarazione sarà più rispondente al vero». Parole a cui hanno fatto da contraltare quelle di Pier Ferdinando Casini. Per il leader centrista quello del governo è una «stortura enorme e pesa sui comuni e sui cittadini». Laddove il presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini, è tornato a sottolineare che senza il federalismo istituzionale e il Senato federale quello fiscale rischia di nascere «monco». Tutto ciò mentre il responsabile finanza locale dell’Anci, Salvatore Cherchi, ha bollato l’Imu come una «super-Ici» poiché «sostituisce e somma 9,9 miliardi di euro dell’attuale Ici e 1,7 miliardi di Irpef e addizionali relative a redditi fondiari da immobili non locati». Una volta archiviata la pratica sul fisco comunale, l’esecutivo potrà concentrarsi sulla prossima tappa: il decreto che riforma il fisco regionale e provinciale e introduce i costi standard sanitari. Domani la bicamerale procederà alle ultime audizioni in programma (il presidente della commissione tecnica paritetica, Luca Antonini, e il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Fabrizia Lapecorella); da giovedì si entrerà nel vivo del provvedimento con l’illustrazione generale dei contenuti affidata ai relatori di maggioranza e minoranza, Massimo Corsaro (Pdl) e Francesco Boccia (Pd). L’obiettivo è quello di arrivare al via libera della bicamerale entro l’11 marzo. Senza avvalersi dei 20 giorni di proroga contemplati dalla delega e, se possibile, senza un nuovo pareggio 15 a 15.
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