Sono oltre 1.000 i comuni che risultano inadempienti all’obbligo di trasmettere alla Sose Spa il questionario per l’acquisizione dei dati necessari alla definizione dei fabbisogni standard nel settore sociale. Il dato, diffuso con un comunicato di ieri dal ministero dell’interno, è decisamente allarmante, specie se confrontato con l’assai più elevata compliance mostrata dai sindaci nelle precedenti rilevazioni.
La scadenza per l’invio, secondo quanto stabilito dal decreto del mef del 4 maggio 2012, era fissata all’11 luglio scorso.
Nel dettaglio, ben 596 municipi risultano non aver compilato in nessun modo il questionario, mentre 422 non hanno ancora completato la procedura.
A questi si aggiungono una cinquantina di comuni colpiti dal terremoto del maggio 2012, ai quali sono concessi tempi leggermente più distesi.
Con l’intesa sancita in sede di Conferenza stato-città e autonomie locali il 27 luglio 2011, è stato stabilito che il ministero dell’interno procede alla pubblicazione, sul sito internet, della lista degli enti inadempienti affinché gli stessi possano regolarizzare la propria posizione direttamente con la società guidata da Giampietro Brunello entro 60 giorni dall’invio della comunicazione da parte del medesimo dicastero. Per i comuni terremotati, invece, in base all’accordo integrativo del 2 agosto 2012, il periodo per sanare la violazione ha durata doppia e, quindi, scade dopo 120 giorni dall’invio della messa in mora da parte del Viminale.
Ricordiamo che la mancata regolarizzazione entro i predetti termini comporta la sospensione, con il primo pagamento utile, del fondo sperimentale di riequilibrio.
Al di là di tale sanzione, ciò che colpisce, come detto, è il forte incremento nel numero degli enti inadempienti o ritardatari. Il che rivela come la complessità della procedura di acquisizione delle informazioni rischi di determinare un rallentamento nella produzione dei risultati finali, ovvero quei fabbisogni standard che, nelle intenzioni del governo e nelle rivendicazioni delle autonomie locali, dovrebbero rappresentare la «stella polare» in grado di orientare i nuovi tagli, trasformandoli da «lineari» in «intelligenti».
Ciò che è certo, comunque, è che la missione di utilizzare i fabbisogni standard per ripartire la prima tranche di tagli previsti dal dl 95/2012 sulla cosiddetta «spending review 1» è ormai impossibile: il riparto, infatti, deve essere definito al più tardi entro il 15 ottobre.
Fabbisogni al palo
Gli enti ora rischiano il taglio del fondo di riequilibrio
Italia Oggi
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