Il Comune di Milano, oggi, non ha i soldi per pagare la sua parte dell’importo necessario ad aquistare i terreni su cui sorgerà l’Expo. Ma è in conflitto d’interessi rispetto a questa delicatissima partita, determinante per sbloccare finalmente tutta l’iniziativa dall’«impasse» in cui versa. E per altri versi ad essere in conflitto d’interessi è anche la Regione Lombardia. Il tutto complica ulteriormente un «affaire» già reso complesso dal fatto che non è facile valutare oggi il prezzo di quei terreni e il valore delle opere di urbanizzazione (dalle bonifiche agli allacciamenti viari) necessari fin da oggi per l’Expo e certo utili, dopo il 2015, per le future diverse destinazioni d’uso redditizie per chi le gestirà… Per capire perchè la matassa è così ingarbugliata, e cosa potrà succedere nei prossimi pochi giorni, entro i quali si dovrebbe almeno decidere «in che modo» trasferire le aree dagli attuali proprietari alla società di gestione dell’evento, è bene tracciare uno scenario complessivo della questione. La ragione per cui il sindaco di Milano Letizia Moratti propende per non acquistare “cash” i terreni è quella economica. L’alternativa che preferisce è quella del comodato d’uso, ovvero del trasferimento a titolo gratuito delle aree stesse dai loro attuali proprietari ? cioè per il 70% la Fondazione Fiera Milano e per il 30% il Gruppo Cabassi ? alla società Expo 2015, che glieli restituirebbe poi nel 2016 urbanizzati e dotati delle necessarie licenze edilizie, con tanto di definizione volumetrica, e delle variazioni di destinazione d’uso, da sviluppare per poi vendere gli immobili e realizzare verosimilmente più dei 170-180 milioni di euro che si calcola valgano oggi quelle aree. È appunto questo possibile maggior guadagno futuro l’opportunità che la Moratti fa balenare agli occhi di Fondazione e Cabassi per convincerli a non pretendere la vendita cash e ad accettare un comodato che per i prossimi anni li priverebbe di reddito immobiliare. E per perorare la sua causa la Moratti ha scritto una lettera a tutti gli interessati ? consoci, venditori, istituzioni ? chiedendo anche che una decisione in merito sia raggiunta prestissimo. Ma perchè il Comune di Milano in questa sua richiesta è in conflitto d’interessi “politico”? Perchè, per sperare di vedersela accettare dalle controparti, il comune deve ingolosirle, decidendo oggi per allora quale volumetria concedere a Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi sulle aree interessate, che per la maggior parte insistono appunto all’interno del territorio milanese (e in minima parte gravitano nell’ambito del Comune di Rho). Quindi, se Letizia Moratti vuole ottenere il comodato, deve concedere tanta, appetibile volumetria futura. Ma niente e nessuno le può garantire di essere ancora lei il sindaco di Milano nel 2016, quando quella volumetria, dopo l’Expo, dalla carta dovrà diventare realtà, cioè costruzioni vere e proprie, dovrà insomma impattare sul territorio. Governato in quel momento verosimilmente da soggetti politici diversi! Non sarebbe la prima volta che in Italia un’amministrazione smentisce sonoramente impegni presi da una precedente, soprattutto in materia urbanistica. È questo uno dei nodi più difficili da scogliere: potranno fidarsi, i venditori, del fatto che nel 2016 sia difendibile presso terzi un impegno preso oggi dall’attuale amministrazione comunale milanese? E per di più in una materia così complessa e controversa come l’edilizia, con ricadute sul sociale, sull’ambiente, sull’economia locale? Per ora, sul punto, i venditori non si sbilanciano. Della Fondazione si sa solo che intende garantirsi in un modo o nell’altro la massima valorizzazione delle aree: quindi non solleverà obiezioni di principio contro il comodato, ma nemmeno lo accetterà a scatola chiusa. Ed è ovvio che la scelta della Fondazione sarà l’unica determinante, perchè all’Expo 2015 Spa non basterebbe certo l’ok del Gruppo Cabassi all’una soluzione o all’altra per partire con i lavori! Si sa, però, che l’azionista di riferimento politico della Fondazione, cioè la Regione Lombardia preferirebbe la vendita “cash”. Roberto Formigoni, il governatore, l’ha detto chiaramente, sottolineando di considerare una vendita per contanti preferibile soprattutto per la chiarezza e la trasparenza di procedure e responsabilità: e non gli si può dar torto. D’altronde, anche la Regione Lombardia è in conflitto d’interessi, perchè è sia compratrice, attraverso l’Expo, delle aree, sia venditrice, essendo azionista della Fondazione. In questo doppio ruolo, quale affidabilità e quale neutralità si può sperare che abbia il processo di valutazione del valore delle aree rispetto alle volumetrie future autorizzate e alle opere di urbanizzazioni che nel frattempo dovranno essere attuate dall’Expo Spa? Il rebus, insomma, continua: e che si risolva entro il 5 luglio come chiede la Moratti è un auspicio lecito, ma non certo una sicurezza.
Expo, la Moratti vuole i terreni gratis
Il comune di Milano senza soldi cerca soluzioni per il 2015. Ma allora la giunta potrebbe essere diversa
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