Nelle ultime settimane Equitalia, la società del ministero dell’Economia con il monopolio legale della riscossione coattiva dei tributi nazionali, è stata molto spesso al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. I pastori sardi lamentano cartelle impagabili mentre molti piccoli imprenditori padani denunciano il rischio di fallimento di fronte alle richieste ricevute. Tanti piccoli contribuenti, poi, segnalano impropri pignoramenti di immobili o l’eccessivo ricorso alle ganasce fiscali sui loro autoveicoli per il mancato pagamento di multe anche di poche centinaia di euro. Insomma Equitalia è un po’ nell’occhio del ciclone, soprattutto per effetto della riscossione dei tributi locali che ora, come è giusto che sia, con il federalismo fiscale torneranno agli stessi enti locali. Ma Equitalia è eccessivamente criticata. Essa, infatti, rappresenta comunque una formidabile innovazione nel processo di presidio delle entrate fiscali da parte dello Stato. Prima di Equitalia, è bene ricordarlo, la riscossione era una specie di «greppia» dove pochi imprenditori privati si spartivano i lauti agi pagati da tutti i contribuenti. Lungo i molti decenni che hanno preceduto la nascita di Equitalia, la riscossione in Italia era una funzione amministrativa che lo Stato aveva dato in concessione ai privati utilizzando un istituto che non merita alcun commento tanto è chiara la lingua: riscosso per non riscosso. Non deve sorprendere se le percentuali di ruoli incassati erano irrisorie, cioè inferiori al 10% del dovuto, e la situazione fosse davvero insostenibile per l’amministrazione pubblica che doveva comunque mantenere con il suo bilancio migliaia di lavoratori di imprese private, meglio pagati di quelli pubblici, a fronte di un servizio scarsamente produttivo ed efficiente. Letta da questa prospettiva la nascita di Equitalia rappresenta il recupero, da parte della pubblica amministrazione, di una funzione tipica dello Stato. I risultati prodotti dai primi anni di azione della stessa società testimoniano compiutamente il passaggio dalla stagione della non riscossione a quella della riscossione e scontano, ovviamente, il fatto che gli italiani, abituati per decenni a non essere troppo disturbati dalle concessionarie private, ora sono sollecitati a pagare quanto dovuto. Equitalia si è organizzata e oggi fa quello che strutture analoghe, spesso dentro la stessa amministrazione, fanno in Francia o in Germania. Forse in alcune situazioni Equitalia avrà esagerato e magari commesso anche qualche errore, ma è indubbio che soltanto da quando è nata questa società la riscossione italiana è diventata europea. Prima era un qualcosa di feudale dove a guadagnare non erano i cittadini ma i signori delle concessioni.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento