Per le province invece il fondo debutta quest’anno e sarà pari a 1,039 miliardi di euro, ossia lo 0,60% di compartecipazione Irpef. Si tratta di cifre ufficiali perché i decreti con l’ammontare delle risorse e i criteri di riparto hanno ricevuto il via libera ieri in Conferenza stato-città. Ma sui fondi dei sindaci pesa l’incognita Imu che interverrà a correggere in eccesso o in difetto il totale dei cespiti. Il decreto «Salva-Italia» (dl n.201/2011) ha infatti previsto un meccanismo compensativo (art. 13, comma 17) per rendere neutrale l’introduzione dell’Imu. Per i comuni che dall’Imposta municipale propria avranno un maggior gettito è prevista un’ulteriore detrazione sul fondo, mentre in caso di perdita di risorse sarà previsto un incremento. La partita vale, nel complesso, 1.627 milioni.Per questo l’accordo approvato ieri in stato-città prevede la possibilità di rivedere la quantificazione del fondo (che sarà pagato ai comuni in tre rate, entro la fine dei mesi di marzo, maggio e ottobre 2012) a partire dal prossimo mese di luglio quando saranno disponibili dati più aggiornati sull’Imu e in particolare le cifre sui pagamenti dell’acconto tramite modello F24. In occasione del pagamento della terza rata del fondo, e quindi a ottobre, sarà operato il conguaglio sulla base delle nuove stime di distribuzione dell’Imu rese note a luglio. Mentre a febbraio 2013 le cifre saranno ulteriormente corrette sulla base del saldo di dicembre. Nell’intesa sottoscritta tra enti locali, ministero dell’interno e Mef viene anche determinato l’importo dei trasferimenti che non saranno colpiti dalla falcidia della manovra di Mario Monti che da sola vale 1,450 miliardi in meno. I trasferimenti indenni da riduzione in quanto non fiscalizzabili ammontano per i comuni a 731,79 milioni di euro, mentre per le province a 13,4 milioni. Ma i tagli non finiscono qui. Perché a quelli di Monti, che colpiscono indifferentemente comuni grandi e piccoli, vanno aggiunti quelli previsti nel 2010 da Giulio Tremonti: 2,5 miliardi per i comuni (questa volta solo per gli enti con più di 5.000 abitanti) e 500 milioni per le province da applicare con criterio proporzionale rispetto alle risorse finanziarie attribuite nel 2011. Anche su questo la Conferenza stato-città ha trovato l’accordo fissando al 19,49% la percentuale di riduzione (rispetto alle somme attribuite nel 2011 a titolo di federalismo fiscale e trasferimenti erariali) che ciascun comune dovrà applicare per conoscere le risorse disponibili quest’anno. Per le province, come detto, il fondo di riequilibrio 2012 vale 1,039 miliardi (l’Upi avrebbe voluto fosse incrementato di ulteriori 7 milioni di euro). Sarà ripartito sulla base dei seguenti criteri:-50% in proporzione alle spettanze virtuali al 1° gennaio 2012;-40% in base al gettito della soppressa addizionale provinciale all’energia;-5% in base alla popolazione residente;-5% in base all’estensione territoriale. L’Upi avrebbe voluto incrementare leggermente (dal 5 al 7%) il peso della variabile territoriale, riducendo al 38% quello della soppressa addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica.
Enti locali, i tagli prendono forma
In Conferenza stato-città l’intesa sui criteri di ripartizione del fondo di riequilibrio
Italia OggiPer le province invece il fondo debutta quest’anno e sarà pari a 1,039 miliardi di euro, ossia lo 0,60% di compartecipazione Irpef. Si tratta di cifre ufficiali perché i decreti con l’ammontare delle risorse e i criteri di riparto hanno ricevuto il via libera ieri in Conferenza stato-città. Ma sui fondi dei sindaci pesa l’incognita Imu che interverrà a correggere in eccesso o in difetto il totale dei cespiti. Il decreto «Salva-Italia» (dl n.201/2011) ha infatti previsto un meccanismo compensativo (art. 13, comma 17) per rendere neutrale l’introduzione dell’Imu. Per i comuni che dall’Imposta municipale propria avranno un maggior gettito è prevista un’ulteriore detrazione sul fondo, mentre in caso di perdita di risorse sarà previsto un incremento. La partita vale, nel complesso, 1.627 milioni.Per questo l’accordo approvato ieri in stato-città prevede la possibilità di rivedere la quantificazione del fondo (che sarà pagato ai comuni in tre rate, entro la fine dei mesi di marzo, maggio e ottobre 2012) a partire dal prossimo mese di luglio quando saranno disponibili dati più aggiornati sull’Imu e in particolare le cifre sui pagamenti dell’acconto tramite modello F24. In occasione del pagamento della terza rata del fondo, e quindi a ottobre, sarà operato il conguaglio sulla base delle nuove stime di distribuzione dell’Imu rese note a luglio. Mentre a febbraio 2013 le cifre saranno ulteriormente corrette sulla base del saldo di dicembre. Nell’intesa sottoscritta tra enti locali, ministero dell’interno e Mef viene anche determinato l’importo dei trasferimenti che non saranno colpiti dalla falcidia della manovra di Mario Monti che da sola vale 1,450 miliardi in meno. I trasferimenti indenni da riduzione in quanto non fiscalizzabili ammontano per i comuni a 731,79 milioni di euro, mentre per le province a 13,4 milioni. Ma i tagli non finiscono qui. Perché a quelli di Monti, che colpiscono indifferentemente comuni grandi e piccoli, vanno aggiunti quelli previsti nel 2010 da Giulio Tremonti: 2,5 miliardi per i comuni (questa volta solo per gli enti con più di 5.000 abitanti) e 500 milioni per le province da applicare con criterio proporzionale rispetto alle risorse finanziarie attribuite nel 2011. Anche su questo la Conferenza stato-città ha trovato l’accordo fissando al 19,49% la percentuale di riduzione (rispetto alle somme attribuite nel 2011 a titolo di federalismo fiscale e trasferimenti erariali) che ciascun comune dovrà applicare per conoscere le risorse disponibili quest’anno. Per le province, come detto, il fondo di riequilibrio 2012 vale 1,039 miliardi (l’Upi avrebbe voluto fosse incrementato di ulteriori 7 milioni di euro). Sarà ripartito sulla base dei seguenti criteri:-50% in proporzione alle spettanze virtuali al 1° gennaio 2012;-40% in base al gettito della soppressa addizionale provinciale all’energia;-5% in base alla popolazione residente;-5% in base all’estensione territoriale. L’Upi avrebbe voluto incrementare leggermente (dal 5 al 7%) il peso della variabile territoriale, riducendo al 38% quello della soppressa addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica.
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