Duello finiano sulla riforma dei servizi pubblici

Dentro Fli. Il portavoce: norme disinnescate dalla Lega. La replica: no, abbiamo obbligato i carrozzoni a snellirsi

Corriere della Sera
10 Settembre 2010
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ROMA – I finiani del gruppo di Futuro e libertà (Fli) si dividono sull’opera-to del governo Berlusconi: tanto che il «portavoce» Benedetto Della Vedova è stato smentito dal ministro Andrea Ronchi (Politiche comunitarie) su un tema delicato come quello dell’attuazione della liberalizzazione delle municipalizzate, la riforma evocata da Gianfranco Fini a Mirabello come grande incompiuta dell’esecutivo a causa delle pressioni localistiche della sinistra e della Lega. Bene, per Benedetto Della Vedova ? il vice capogruppo di Fli che ieri replicava alle accuse del ministro Renato Brunetta, secondo il quale «Fini ha la memoria corta»?il presidente della Camera non ha i ricordi confusi: anzi, «ha ragione perché il decreto Ronchi ha avuto il merito di recepire la disciplina comunitaria e di istituire un quadro normativo che, in teoria, incentiva le dinamiche di mercato, ma che in pratica può essere disinnescato grazie ad una serie di deroghe che il Carroccio ha preteso e la maggioranza concesso». Dispiaciuto per l’affondo, Ronchi ha subito replicato: «La riforma dei servizi pubblici locali c’è ed è ottima». E non si è fermato qui il ministro che pure domenica aveva seguito dalla platea di Mirabello tutto il discorso di Fini: «Impediremo tutti i tentativi, da qualsiasi parte vengano, di boicottare la legge anche perché – e ce lo hanno riconosciuto anche Chiamparino, Bassanini e Debenedetti – siamo stati capaci di fare quello che non è riuscito alla sinistra». Per Ronchi, dunque, quel decreto è un fiore all’occhiello che neanche le parole pronunciate da Fini possono far appassire: «Essendomi occupato di questa materia per circa un anno, insieme al ministro Fitto, desidero confutare la tesi secondo cui il quadro normativo sarebbe stato disinnescato a colpi di deroghe. Il decreto, innanzitutto raggiunge un risultato perseguito da decenni e stabilisce la centralità della gara come strumento di civiltà giuridica e di corretta prassi amministrativa». L’obietti-vo, conclude Ronchi, «è dunque anche quello di obbligare alcuni carrozzoni a snellirsi e industrializzarsi ». Della Vedova però non ha mollato la presa: «Ribadisco il mio apprezzamento per la legge Ronchi e nel contempo confermo la preoccupazione che le deroghe al principio generale dell’affidamento per gara vengano usate per neutralizzare la necessaria liberalizzazione dei servizi pubblici locali». Succede così che in difesa di Ronchi debba scendere in campo il ministro Raffaele Fitto: «Della Vedova ammetta il lapsus. Il riferimento a presunte deroghe pretese dal Carroccio rientra non già nelle categorie dell’analisi giuridica o economica del testo di legge ma in quelle meno nobili della polemica politica spicciola». A Renato Brunetta – che aveva criticato per primo la sortita di Fini – Della Vedova ha voluto replicare così: «Al ministro, cui mi lega un comune e decennale impegno sul tema, anche in sede europea, rispondo che non mi sfugge affatto la portata riformatrice della legge, che ho convintamente votato. Ma Brunetta sa bene che le liberalizzazioni si considerano «fatte» qua-ndo sono effettivamente liberalizzati i servizi, non prima. Sia nelle amministrazioni governate dalla sinistra avversaria dei principi di mercato, sia in quelle di centrodestra che devono fronteggiare lo «statalismo municipale» del Carroccio.

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