Due mesi per un certificato. «Normale, bisogna che qualcuno vada all´anagrafe centrale a guardare negli archivi». E´ la risposta che, dopo una media di un´ora e mezza di attesa, si sentono dare gli allibiti residenti del XX municipio agli uffici distaccati di Prima Porta, un fortino della burocrazia arroccato a otto chilometri buoni da Ponte Milvio, Fleming e Corso Francia, dove abita gran parte dei residenti. Arrivarci è un´impresa, parcheggiare un´odissea e chi stacca il numeretto, già estenuato, deve rassegnarsi a buttar via una mattinata sana nei due, affollatissimi locali: in uno si soffoca, nell´altro si rischia la polmonite per l´aria condizionata “alla cubana”. Le proteste fioccano ma restano inascoltate. Nessuna scorciatoia, nessuna alternativa. Per ottenere un estratto del certificato di nascita, matrimonio o quell´assurdità tutta italiana che si chiama “esistenza in vita” bisogna rassegnarsi a un´attesa indefinita che va dai quaranta giorni a due mesi. Inutile protestare o far presente che, dai tempi dei Borboni, qualcuno ha inventato il computer. Ma non basta: il cedolino consegnato agli utenti non ha una data precisa per ritirare il sospirato foglietto. «M´hanno detto di tornare e vedere se era pronto tra un paio di mesi – racconta un professionista, esasperato – ho obiettato che avrei dovuto aspettare due ore per poi sentirmi dire di ripassare». Esistono i telefoni, è vero, ma gli stessi impiegati consigliano di non contarci troppo: «Se siamo impegnati non possiamo rispondere». Agli stranieri è di rigore il “tu”. E l´ufficio chiude per ferie ad agosto, come una pizzeria.
Due mesi d’attesa per un certificato l’odissea degli utenti nel XX municipio
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