ROMA – Strategia in due tempi per disinnescare il rischio di dover versare una maxi-risarcimento ai precari: presentare subito appello sfruttando una sentenza a favore del tribunale di Perugia; elaborare una norma che ribadisca la legittimità delle procedure di stabilizzazione esistenti. Sono gli orientamenti emersi nel corso di un vertice tecnico-legale a viale Trastevere su cui l’ultima parola spetterà al ministro Mariastella Gelmini. Alla responsabile dell’Istruzione verrà fatto presente che il giudice perugino – a differenza di quello di Genova che il 25 marzo scorso ha sancito il diritto di 15 insegnanti precari a un indennizzo di 500mila euro per la mancata stabilizzazione in seguito a tre supplenze annuali – ha accolto, in una vicenda analoga, le ragioni del ministero. Da qui la scelta di ricorrere in appello quanto prima contro la pronuncia genovese. In parallelo si lavorerà alla norma che, appellandosi alla possibilità di uno Stato di discostarsi in qualche punto dall’applicazione puntuale di una direttiva purché motivi adeguatamente la sua scelta, ribadirà la legittimità della strada italiana alla stabilizzazione: concorso o graduatoria, a seconda dei casi, con annessa ricostruzione della carriera una volta ottenuto il contratto a tempo indeterminato. Va deciso il veicolo: più che un decreto è possibile che sia un disegno di legge. Anche se non è escluso un blitz in aula alla Camera dove oggi si discuterà la comunitaria 2010. Oggi intanto si conoscerà l’esito di altri 450 ricorsi di lavoratori precari di Savona patrocinati dalla Uil Scuola Liguria. In piedi ci sono migliaia di ricorsi in tutt’Italia e almeno altri 40mila docenti precari che attraverso la Flc Cgil potrebbero fare causa per ottenere il posto fisso. «Chiederemo al ministero di aprire un tavolo unico sul precariato», sottolinea Massimo Di Menna (Uil), che rilancia sulla necessità di bandire i concorsi laddove le graduatorie sono esaurite. In più, aggiunge, «si dovrebbe procedere subito all’assunzione nei posti vacanti in organico di diritto e puntare invece su contratti pluriennali, magari di tre anni, per riempire i posti vuoti in organico di fatto». Una soluzione condivisa pure da Francesco Scrima (Cisl): la necessità di occupare «tutti i posti vacanti e disponibili» va considerata ora «una priorità». Anche perché, evidenzia Domenico Pantaleo (Flc Cgil) «entro il 2014 ci saranno 100mila-110mila posti liberi». Se ne discuterà nel vertice ministero-sindacati previsto per oggi a viale Trastevere. Insieme al problema delle graduatorie – dove sono inseriti 230mila precari – dopo la sentenza della Corte costituzionale del 9 febbraio scorso che aveva dichiarato illegittimo l’inserimento in coda per il biennio 2009-2011 in tre province oltre quella di appartenenza e l’inserimento a pettine in una sola provincia per il biennio 2011-2012. Alla questione si era cercato di dare una soluzione nel milleproroghe, prevedendo il blocco delle graduatorie provinciali fino al 31 agosto 2012, in attesa delle nuove norme sul reclutamento. Norma poi cancellata in fretta e furia dopo i rilievi del Quirinale. Il Miur ha chiesto comunque un parere legale all’avvocatura di Stato. Tra le ipotesi su come procedere all’aggiornamento c’è quella di consentire l’inserimento a pettine in una provincia diversa dalla propria, salvaguardando così il principio della mobilità. Agli uffici scolastici regionali è intanto arrivata una nota del ministero in cui è chiesto di soprassedere sull’inserimento a pettine dei precari vincitori del ricorso patrocinato dall’Anief.
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