Riforma dell’Imu già entro giugno e slittamento di almeno sei mesi dell’addio di Equitalia ai comuni (la proroga è stata inserita nel decreto sui debiti della p.a. all’esame del senato, si veda altro pezzo in pagina). Il governo è intenzionato a fare presto e a non arrivare con l’acqua alla gola alla dead line per la riforma della fiscalità locale fissata per fine agosto.
Lo chiedono i sindaci, che hanno bisogno di certezze per chiudere i bilanci (e a questo punto pare certo l’ulteriore proroga del termine per l’approvazione dei preventivi che potrebbe essere spostato al 30 settembre). E lo vuole lo stesso esecutivo guidato da Enrico Letta, intenzionato a gestire il capitolo Imu assieme a quello della Tares, in una prospettiva unitaria che potrebbe portare alla nascita di un nuovo tributo legato all’insediamento residenziale e ai servizi resi, come richiesto dall’Anci. Una timida apertura verso la service tax? È ancora troppo presto per dirlo. Perché nell’incontro di ieri tra i rappresentanti dell’associazione dei comuni e il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni si è parlato sì di futuro, ma soprattutto di passato. I comuni hanno infatti molti contenziosi ancora in essere col Mef e l’obiettivo dell’Anci è chiuderli il prima possibile in modo da facilitare l’approvazione dei bilanci.
Il primo riguarda i tagli della spending review lasciata in eredità da Mario Monti che per il 2013 chiede ai municipi un sacrificio di 2 miliardi e 250 milioni calcolati sui consumi intermedi e non sui fabbisogni standard come vorrebbero i sindaci. L’anno scorso l’Anci riuscì a spuntare in extremis una sterilizzazione dei tagli, convincendo il governo Monti a dirottare una cifra equivalente sulla riduzione dell’indebitamento. Ma quest’anno il problema si ripropone in tutta la sua gravità. «Calcolare i tagli sui consumi intermedi significa penalizzare le amministrazioni più virtuose perché si tratta di un criterio che non distingue tra spesa buona e spesa cattiva», ha osservato il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, presente all’incontro.
Saccomanni ha assicurato l’impegno del governo a risolvere il capitolo spending assieme alle altre criticità in materia di fiscalità locale che per i comuni valgono circa 900 milioni di euro. Il riferimento è ai disallineamenti tra le stime comunali e quelle governative sull’Imu 2012, ma anche al capitolo ancora aperto dell’Ici 2010, per non parlare del nodo dell’Imu sugli immobili comunali che i sindaci sono costretti a pagare. «Il governo ha ammesso che il problema esiste e si è impegnato a risolverlo in tempo utile per l’approvazione dei bilanci», ha commentato il presidente dell’Anci e sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo. «Per il momento l’80% dei comuni non è in grado di chiudere i preventivi», ha proseguito, «e questo rende necessaria una proroga che non avremmo mai voluto chiedere, perché varare i bilanci 2013 quasi con un anno di ritardo è una sconfitta per tutti, ma purtroppo è il governo ad averci messo in questa condizione».
Nell’incontro di ieri con Saccomanni l’Anci ha anche incassato il nullaosta politico alla proroga di sei mesi dell’uscita di scena di Equitalia dalla riscossione locale, prevista a partire dal 1° luglio. E subito dopo l’ok di via XX Settembre, lo slittamento è stato messo nero su bianco in un emendamento al decreto sui pagamenti della p.a. (dl 35/2013) presentato dai relatori, Giorgio Santini (Pd) e Antonio D’Alì (Pdl) e approvato in commissione bilancio del senato. Tutto a rimandato a fine 2013, dunque, in attesa che giunga a compimento la riforma della riscossione locale. Una riforma attesa invano da oltre due anni.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento