Prima il pagamento dei debiti verso le imprese. Solo dopo quello verso le banche. In alternativa, la creazione di un fondo volto all’ampliamento del plafond a disposizione della p.a., finanziato tramite gli stessi pagamenti che le banche hanno ricevuto. Le risorse messe a disposizione dal dl 35/2013 infatti, non coprono nemmeno il 50% del totale dei debiti esistenti. Queste le proposte, avanzate ieri dai relatori, Giorgio Santini e Antonio Dalì, durante l’esame del testo del decreto, da parte della Commissione bilancio del senato. Nonostante i tempi stretti (il termine ultimo per la conversione in legge del decreto è il 7 giugno), non è quindi escluso che il testo venga modificato. Tra le questioni che dovranno essere affrontate, quella relativa al ruolo svolto dalle banche. Ad oggi infatti, il meccanismo delle compensazioni non fa distinzione tra i pagamenti che la p.a. deve effettuare verso le imprese e quelli verso gli istituti di credito. A questo proposito, secondo il relatore Santini (Pd), «è necessario che sia data priorità ai pagamenti verso le imprese, perché versano in uno stato di maggiore difficoltà». Di diverso avviso invece, Antonio Dalì (Pdl), secondo cui «la priorità è ampliare i fondi per poter saldare i debiti verso le imprese e questo», spiega il senatore, «potrà essere fatto solo se verranno saldati i debiti che la p.a. ha con le banche, in modo che quest’ultime possano, a loro volta, mettere a disposizione quanto ricevuto, per ampliare di circa 10 miliardi il plafond a disposizione per i pagamenti». Tra le altre proposte avanzate dai relatori, quella di semplificare il sistema di certificazione del credito, facendo in modo che le imprese, una volta inoltrata la richiesta di certificazione, non debbano attendere la risposta della p.a., ma possano contare sul silenzio assenso. Discorso a parte invece per l’Imu. Non è stata infatti ancora stabilita la collocazione dell’impianto normativo. Due le alternative. O resta all’interno del decreto pagamenti o viene scorporato e reso autonomo.
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