L’articolo 1 della bozza del Dl prevede l’assegnazione obbligatoria dei medici convenzionati a forme organizzative mono o multiprofessionali. I dottori, insomma, non opereranno più solo su base individuale ma in rete e su turni, in modo da garantire ai cittadini la possibilità di ricevere assistenza tutti i giorni dell’anno e con orario esteso. Le Regioni dovranno privilegiare la costituzione di reti di poliambulatori dotati di strumentazione di base. Un’operazione, ha sottolineato lo stesso ministro, non facile da attuare ma «alla portata del nostro Paese».
Per l’attività intramoenia, cioè quella libero-professionale svolta da medici al di fuori dell’orario di lavoro, in mancanza di adeguati spazi all’interno delle strutture sanitarie, le Regioni dovranno acquistare, affittare o convenzionare gli spazi esterni necessari. Quale soluzione residuale potrà essere autorizzata l’attività in studi professionali esterni, ma collegati tremite rete. Viene inoltre prevista l’elaborazione di un tariffario con importi minimi e massimi per ogni prestazione; una quota pari al 5% del minimo del compenso sarà trattenuto dall’ente di competenza e destinato alla riduzione delle liste di attesa. Sempre per quanto concerne l’attività libero-professionale, i pagamenti dovranno essere effettuati direttamente all’ente competente e con modalità tracciabili. I direttori generali che non si adegueranno a tali indicazioni subiranno un taglio del premio di risultato pari ad almeno il 20% e potranno essere rimossi dall’incarico.
La bozza del Dl contiene, inoltre, indicazioni per la responsabilità professionale. L’articolo 3 stabilisce la responsabilità dell’operatore solo in caso di dolo o colpa grave, se ha svolto la prestazione seguendo precisi protocolli terapeutici, mentre per la copertura assicurativa. La norma introduce anche la formula bonus-malus a vantaggio di chi non registra “sinistri” e i contratti dovranno prevedere anche un fondo ad hoc, alimentato tramite obbligo di contribuzione, che intervenga a supporto delle categorie più a rischio di risarcimenti.
Infine, alcuni articoli sono dedicati alle procedura di nomina dei dirigenti delle strutture e alla trasparenza delle spese. I direttori generali dovranno essere scelti garantendo adeguate misure di pubblicità dei bandi, delle nomine e dei curricula. I candidati non potranno avere più di 65 anni al momento della nomina, che verrà decisa dalla Giunta regionale, e dovranno avere una laurea magistrale e adeguata esperienza dirigenziale almeno quinquennale. I primari, invece, saranno scelti dal direttore generale all’interno di una rosa di tre candidati selezionati da una commissione ad hoc e saranno soggetti a un periodo di prova di sei mesi. Sempre in termini di organi di governo, le regioni dovranno istituire nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario nazionale il collegio di direzione, composto da rappresentanti di tutte le figure professionali presenti, e che concorrerà al governo delle attività cliniche e allo sviluppo organizzativo e gestionale. Tutte le spese sostenute da parte delle aziende per gli acquisti di beni e servizi, invece, dovranno essere pubblicate sui relativi siti internet.
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