Risorse per 1.404 milioni di euro, destinate dallo Stato tra il 2009 e il 2012 a interventi urgenti (in tutta Italia) contro il dissesto idrogeologico, giacciono ancora inutilizzate nelle casse dei soggetti beneficiari (Regioni, Autorità di bacino, Comuni) per una serie di motivi che vanno dalla carenza progettuale, alla frettolosa predisposizione di interventi che a un’analisi più approfondita si sono rivelati non opportuni, ai conflitti di competenze tra enti locali, o fra Comuni e Regioni, o fra Autorità di bacino e altri soggetti, al Patto di stabilità interno.
È uno dei paradossi della battaglia finora perdente dell’Italia contro il dissesto del suolo: i finanziamenti a disposizione sono pochi (servirebbero 40 miliardi di euro per un piano completo di prevenzione, almeno 11 miliardi per gli interventi più urgenti), ma non si riesce a spendere neppure quelli.
Per questo il governo, nella legge di stabilità, ha fissato una “road map” di procedure e scadenze per verificare prima i progetti e poi se del caso revocare e riutilizzare i 1.404 milioni di euro per altre opere antidissesto.
Risorse per un miliardo di euro, poi ridotte a 800 milioni, erano state stanziate con la legge 191/2009 e poi assegnate dal Cipe con una delibera del 6 novembre 2009 per interventi urgenti in situazioni a elevato rischio idrogeologico. A distanza di quattro anni l’esecutivo stima ora che 600 milioni su 800 non siano stati ancora impegnati, dunque i lavori non ancora assegnati. Analoga situazione di stallo riguarda gran parte delle risorse destinate sempre a opere anti-dissesto con le delibere Cipe n. 6 e n. 8 del 2012, per rispettivamente 130 e 674,7 milioni.
Il Ddl di Stabilità stabilisce allora che le risorse non impegnate al 31 dicembre prossimo debbano essere «utilizzate per progetti immediatamente cantierabili», sempre sulla difesa del suolo. Entro il 1° marzo 2014 il Ministero dell’Ambiente dovrà verificare «la compatibilità» degli accordi di programma firmati dal 2009 al 2012 con le Regioni (per destinare i 1.404 milioni) con l’esigenza di velocizzare gli interventi, «e, se del caso, propone alle regioni le necessarie integrazioni e aggiornamenti».
Entro il 30 aprile, quindi, i soggetti responsabili per ogni intervento «finalizzano le risorse disponibili agli interventi immediatamente cantierabili», con specifica informativa da presentare al Cipe.
Fatta questa “revisione” dei programmi, l’obiettivo finale è la «pubblicazione del bando di gara» ovvero l’«affidamento dei lavori» entro il 31 dicembre 2014. In caso contrario scatterà «la revoca del finanziamento» e la «rifinalizzazione, con decreto del Ministro dell’ambiente» di concerto con il Ministro dell’economia, «delle risorse ad altri interventi contro il dissesto idrogeologico», sempre all’interno della stessa regione (purché ci siano altri progetti immediatamente cantierabili).
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