Facciamo un esempio concreto. Un contribuente che dichiara 19mila euro all’anno, su 400 euro di spese sanitarie documentate, ne potrà sottrarre solo 28,50 dall’imposta dovuta al fisco. In Unico 2012, invece, la detrazione è di 51,47 euro. La differenza dipende dal fatto che nel progetto dell’Esecutivo si potrà applicare la detrazione del 19% solo alle spese oltre 250 euro. Con le regole attuali, invece, il limite è di 129,11 euro (in pratica, le vecchie 250mila lire). E l’effetto è ancora più evidente per i bonus ai quali oggi non si applica alcuna franchigia, come ad esempio quello sui premi versati alle assicurazioni vita.
La portata effettiva dei tagli varia in base al tipo di detrazione. Nel caso delle spese sanitarie – forse proprio perché sono più diffuse tra i pensionati a basso reddito – quasi un quarto dei contribuenti è al riparo dalla stretta.
Per altre agevolazioni, invece, l’impatto dei rincari d’imposta è più diffuso. Basta vedere quello che succede nel caso della detrazione sugli interessi dei mutui o in quella sulle spese d’istruzione secondaria o universitaria. Qui non si salva più del 16-17% dei contribuenti, almeno stando ai dati elaborati sulle dichiarazioni 2010 dal gruppo di lavoro guidato proprio dall’attuale sottosegretario Vieri Ceriani.
In un certo senso, buona parte del lavoro di analisi svolto l’anno scorso su incarico dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è tornato utile adesso, per mettere a punto una sforbiciata sulle tax expenditures disciplinate dagli articoli 10 e 15 del testo unico delle imposte sui redditi.
L’intervento del Governo risparmia le agevolazioni sulle ristrutturazioni edilizie e l’efficienza energetica, che sono state potenziate dal decreto sviluppo della scorsa estate per i bonifici effettuati fino al 30 giugno 2013: ridurle adesso sarebbe un controsenso. Anche così, comunque, la platea degli interessati coinvolge un numero altissimo di contribuenti: se è pur vero che non si può fare banalmente la somma (molti contribuenti beneficiano di più di uno sconto), è altrettanto vero che quasi tutti ne hanno almeno uno. E agli effetti del tetto di 250 euro vanno aggiunti quelli della soglia complessiva di 3mila euro.
Oltre alle detrazioni, la stretta riguarda anche molte deduzioni d’imposta, come quella sull’assegno di mantenimento versato al coniuge – da non confondere con quello ai figli – pagato da circa 115mila contribuenti.Nel caso delle deduzioni, la franchigia significa che ogni 1.000 euro spesi se ne possono eliminare dall’imponibile solo 750. Il rincaro concreto, quindi dipende dall’aliquota marginale pagata dal contribuente: per chi si trova nello scaglione del 38%, ad esempio, vuol dire versare 95 euro in più.
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