Derivati, il Comune di Milano perfeziona l’intesa con le banche

A Palazzo Marino vanno 455 milioni

Il Sole 24 Ore
23 Marzo 2012
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Un mese di incontri riservati e perfezionamenti del contratto. Poi ieri mattina l’accordo per la chiusura anticipata dei derivati del Comune di Milano, sottoscritti nel 2005 con le banche Ubs, Deutsche Bank, Depfa Bank e Jp Morgan, è diventato operativo sui mercati finanziari, con l’estinzione degli Interest rate swap (derivati sul tasso di interesse) e un conseguente vantaggio finanziario per Palazzo Marino pari a 455 milioni.
La decisione è stata presa intorno alle 12, durante un incontro a porte chiuse tra la giunta guidata da Giuliano Pisapia, gli advisor di Palazzo Marino e i legali delle quattro banche. Tra i punti dell’accordo c’era infatti anche la possibilità, concessa all’amministrazione milanese, di scegliere in quale momento chiudere gli swap, all’interno di un lasso di tempo compreso tra il 21 marzo e il 3 aprile, cioè per 10 giorni lavorativi consecutivi a partire dal momento in cui il tribunale di Milano avesse predisposto il dissequestro dei 108 milioni requisiti alle banche a tutela delle presunte commissioni occulte, tuttora oggetto del processo penale. La riserva del giudice Oscar Magi è stata sciolta mercoledì, subito dopo la richiesta di dissequestro da parte delle banche, a cui ha aderito anche il Comune di Milano. E così il conto alla rovescia è scattato.
Palazzo Marino ha bruciato le banche sul tempo: ieri, di fronte alla giunta, il dg di Milano Davide Corritore ha individuato il momento in cui il mark to market era più favorevole, senza aspettare qualche giorno in più. Il risultato è, appunto, un vantaggio finanziario per Palazzo Marino pari a 455 milioni (leggermente più di quanto si prevedesse un mese fa), grazie ad un tasso variabile quasi ai minimi storici. Di questi, 415 milioni verranno reinvestiti prevalentemente in Btp (due terzi), della durata media di 20 anni, e in misura minore in conti deposito (un terzo), e verranno tenuti bloccati a garanzia dei derivati (negativi) ancora in essere, i Credit default swap, venduti dal Comune tra il 2006 e il 2007 a garanzia del rischio di fallimento dell’Italia e delle stesse banche; i restanti 40 milioni entreranno subito nelle casse comunali, utilizzabili nella parte corrente del bilancio. Intanto il Comune, come stabilito dallo stesso accordo con le banche, si riserva la possibilità di estinguere i Cds in futuro, quando saranno più positivi.
Tra le principali condizioni previste dall’intesa, c’è anche il passaggio dal tasso variabile ad un tasso fisso al 4,019% sul bond trentennale da 1,685 miliardi emesso dal Comune nel 2005, e che costituisce il sottostante dei derivati. Tra i vantaggi che può annoverare l’amministrazione milanese c’è anche il fatto che i Btp permetteranno un rendimento annuale utilizzabile in bilancio, mentre la chiusura anticipata dei derivati consente anche lo sblocco di un fondo di garanzia da 80 milioni, accantonato anni fa a tutela degli swap e che oggi può essere utilizzato per investimenti in infrastrutture. Intanto le banche ricevono da Palazzo Marino 62,7 milioni complessivi per i costi di hedging e funding.
L’accordo mette sostanzialmente fine ad un contenzioso che durava da anni. Non ci sono state ammissioni di colpa da nessuna parte, ma alla fine a tutti è sembrato più conveniente trattare. Adesso il processo per truffa aggravata – che vede imputate le 4 banche, 11 funzionari bancari e 2 tecnici comunali – proseguirà solo sul fronte penale, visto che l’accordo prevede anche che il Comune ritiri la sua costituzione di parte civile. Ma è probabile che, con questo accordo, perderà il suo impatto.

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