BRINDISI – «Facciamo come in Germania». Guarda all’Europa il nuovo presidente dell’associazione nazionale dei Comuni, il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, nell’elaborare il pacchetto di proposte che l’Anci porterà nelle prossime settimane ai tavoli di confronto con il Governo sulle regole di finanza pubblica. Le scadenze sono stringenti, perché occorre arrivare con un pacchetto forte al cantiere della legge di stabilità che si sta per aprire, per evitare di trovarsi al 1° gennaio 2012 con una paralisi degli investimenti locali. A breve, poi, è previsto anche l’avvio di una Fondazione per il Sud, per rispondere alle sollecitazioni “meridionaliste” che hanno acceso la sfida fra Delrio e il sindaco di Bari Michele Emiliano nel giorno dell’elezione del nuovo presidente, e offrire ai Comuni del Mezzogiorno una struttura di supporto su nodi come l’impiego dei fondi strutturali e le politiche di coesione. I binari del nuovo match con l’Esecutivo, in realtà, sono due, perché accanto alla commissione paritetica Governo-sindaci per la revisione del Patto di stabilità si sta per avviare il tavolo tecnico sulle norme ordinamentali. «Partiamo da un dato – chiarisce il neopresidente Anci -: non è vero che il Patto di stabilità nella versione italiana è obbligatorio in chiave europea. Se guardiamo ai modelli migliori, ci accorgiamo che lì si punta sull’equilibrio di parte corrente, per cui le spese non devono superare le entrate, e sulla riduzione dello stock di debito: senza per questo bloccare gli investimenti». L’idea, insomma, è quella di ridiscutere le voci considerate “rilevanti” ai fini del Patto, e, per tradurla in pratica, l’Anci è pronta anche a passaggi inediti: «Per dare corpo alla proposta – spiega il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che presiede il consiglio nazionale Anci – formeremo una delegazione di sindaci per andare a Bruxelles a confrontarci direttamente con la commissione europea». Il punto è quello di liberare una quota di spese in conto capitale, in particolare sul versante dei pagamenti, l’emergenza numero uno anche per le imprese che lavorano con gli enti locali. Oggi questa voce è bloccata dalla “competenza mista” che regola il Patto, e che si fonda sul calcolo degli impegni di parte corrente e dei pagamenti in conto capitale, ma l’obiettivo di riduzione dello stock del debito, insieme al pareggio obbligatorio di spesa corrente per non creare nuovo deficit, non deve per forza passare da qui. Il braccio di ferro sulla finanza pubblica si intreccia con i temi ordinamentali quando si parla dei piccoli Comuni: la prima emergenza sollevata da Delrio è quella di «superare la follia dell’estensione del Patto ai Comuni sotto i 5mila abitanti, prevista dalle manovre estive. Non serve a nulla, perché già oggi anche questi enti – aggiunge Delrio – hanno ridotto la spesa con le stesse dinamiche registrate nei Comuni più grandi, dunque si estende solo il problema del blocco dei pagamenti imponendo ai piccoli enti un’indigestione di burocrazia che non sono in grado di gestire». Il quadro delle regole ordinamentali appare sempre più intricato, fra le Unioni obbligatorie previste per i piccoli Comuni, il Ddl costituzionale che “abolisce” le Province e la Carta delle autonomie che non decolla. I sindaci rilanciano il rafforzamento delle Unioni in chiave più flessibile rispetto all’obbligo uguale per tutti inserito in manovra, la riforma che renda le Province enti di secondo livello formate dai sindaci del territorio, e la concentrazione delle Regioni sulle funzioni legislative.
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