Oggi è il Def Day: in giornata il governo presenterà l’atteso Documento di economia e finanza che regolerà la politica economica del Paese lungo tutto il 2014. L’appuntamento è già fissato per le 18, ora di convocazione del Consiglio dei Ministri, per la divulgazione del piano di tagli alla spesa che dovrebbe aprire la nuova fase del governo.
Nel testo del Def 2014 non appariranno i dettagli dei tagli, ma solo le macro cifre. Il Def delineerà il Piano nazionale delle riforme e le indicazioni fondamentali sulla politica economica del governo, con la volontà dunque di tagliare il cuneo fiscale a favore dei lavoratori, con l’obiettivo di coprire tutta l’operazione con i tagli di spesa e di ridurre l’Irap a favore delle imprese trovando le coperture nell’aumento delle rendite finanziarie. Nel Def viene delineata anche la linea di privatizzazioni per ridurre il debito e l’ammontare, circa 20 miliardi, di pagamenti della p.a. che saranno accelerati grazie alla Cdp.
Il testo è praticamente pronto anche se le ultime limature potrebbero arrivare persino nel corso del Consiglio dei Ministri di oggi pomeriggio. ”È ormai a buon punto”, ha voluto appositamente sottolineare ieri il premier, Matteo Renzi che ha tenuto incontri, contatti e telefonate continue tra Tesoro e Palazzo Chigi, a cui si sovrappone la parallela operazione di definizione della spending review, necessaria per coprire il taglio dell’Irpef promesso entro maggio.
A orbitare attorno alle cifre che saranno inserite nel Def, c’è appunto la presenza ingombrante della spending review suggerita da Carlo Cottarelli, descritta nelle scorse settimane come un piano ambizioso di riduzione della spesa pubblica, che dovrà essere attuato dando il via al piano degli esuberi nella pubblica amministrazione. Probabile che, in questo senso, nel Def siano introdotte le basi per la nuova riforma della pubblica amministrazione annunciata dal Ministro Marianna Madia, che nella road map del governo dovrebbe essere fissata per questo mese di aprile.
Di sicuro, ha assicurato Renzi, la spending review partirà da un taglio degli stipendi dei manager pubblici. Una mossa altamente popolare che sarà annunciata ufficialmente oggi dal premier (“vedrete, sarete contenti”, ha anticipato) e sulla quale nessun ministro intende al momento pronunciarsi. Secondo indiscrezioni circolate in questi giorni, i nuovi tetti dovrebbero attestarsi a 270 mila euro per i vertici (stesso livello del presidente della Repubblica), 190 mila per i capi dipartimento, 120 mila euro per i dirigenti di prima fascia, 80 mila per quelli di seconda. Il taglio sarebbe comunque progressivo per tutti i redditi sopra i 70 mila euro con un risparmio a regime di circa 700 milioni l’anno.
Altre novità attese nel Def in via di presentazione dovrebbero riguardare i nuovi sgravi Irpef: le stime dovrebbero essere calibrate sulla proporzione del Pil italiano in crescita prevista dello 0,8% per l’anno corrente. In questo modo, il Def potrebbe prevedere una riduzione dell’aggravio Irpef, mentre si monitora con attenzione l’andamento dell’Irap, dopo che i primi provvedimenti sul lavoro del governo hanno soddisfatto a metà le imprese.
Proprio sul Jobs Act sarebbero legate le ultime incognite del Def: di certo, nei prossimi giorni dovrebbe essere presentato anche il testo che porterà dal 27 maggio i famosi 80 euro in più in busta paga a chi prende meno di 1500 euro, ma, ancora, resta da vedere se le coperture verranno incluse nel testo cardine dell’economia, oppure sarà riservato loro un capitolo del provvedimento ad hoc, annunciato per i prossimi giorni.
Tutti i dubbi verranno sciolti stasera dopo le 18, quando il premier Matteo Renzi, con ogni probabilità, presenterà in prima persona il Def 2014, con tutti i tagli in arrivo.
Altri capitoli della spending review di Cottarelli
In base agli ultimi calcoli, la spending review consentirebbe di raggranellare fino a 6 miliardi. Alcune indiscrezioni, confermate da bozze circolate, indicherebbero che le risorse si fermerebbero ad una soglia di 3,6 miliardi, contro i 6,6 miliardi necessari per l’operazione così come ipotizzato. Ma – assicurano a Palazzo Chigi – risorse arriverebbero per questo anche dall’Iva da versare per chi incassa i pagamenti Pa e da altre fronti.
Oltre al taglio degli stipendi dei manager pubblici, altro capitolo al centro dell’attenzione del commissario Carlo Cottarelli sarà quello della sanità. Il Ministro Beatrice Lorenzin insiste a non voler parlare di tagli ma di risparmi da reinvestire nel sistema sanitario nazionale. Si tratterebbe di 10 miliardi in 3-4 anni. Di sicuro la spesa verrà comunque razionalizzata, con l’applicazione in tutte le Regioni di costi standard, tagli ai posti letto, diffusione delle centrali uniche d’acquisto e adozione di strumenti già previsti dalla legge ma ancora poco utilizzati come la ricetta dematerializzata, il fascicolo sanitario elettronico e i referti digitali.
Ci sono poi da considerare i probabili tagli alla difesa e al Ministero degli esteri (che ha già annunciato la soppressione di 4 ambasciate si prepara ad altre misure simili), oltre alla cancellazione o alla riforma degli enti “inutili”, di cui Renzi fa un vero vanto (dal Cnel all’Aci alla Motorizzazione Civile, ma nelle slide di Cottarelli apparivano anche l’Aran, l’Isfol, l’Autorità di controllo dei contratti pubblici e l’Enit). Ogni taglio ha però un costo, quanto meno politico. L’idea per esempio di abolire le Camere di Commercio ha già sollevato polemiche trasversali da parte non solo dei diretti interessati, con Rete imprese in prima fila, ma anche del vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, di Maurizio Gasparri così come di Ermete Realacci. Il tutto per assicurare a 10 milioni di italiani 80 euro in più in busta paga a partire dal mese prossimo.
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