Decreto Sicurezza Urbana: parla il ministro dell’interno Minniti
Nel frattempo nel week end è uscita un’interessante intervista sul quotidiano Repubblica al ministro dell’Interno Marco Minniti il quale non le ha mandate a dire: “Quindi il decreto sulla sicurezza urbana sarebbe una legge di destra… Straordinario… Forse perché qualcuno non l’ha letto. Allora qualcuno mi risponda: è di destra una legge che sottrae la definizione delle politiche della sicurezza nelle nostre città alla competenza esclusiva degli apparati, trasformando la sicurezza in bene comune e chiamando alla sua cogestione i rappresentanti liberamente eletti dal popolo, vale a dire i sindaci? È di destra un decreto che, per la prima volta nella storia repubblicana, risponde a una legittima richiesta di sicurezza con il solo strumento amministrativo, senza aumentare le pene o introdurre nuovi reati? È di destra un provvedimento che è stato scritto a quattro mani con l’ANCI, con sindaci italiani che vanno da Zedda a Nardella, da Decaro a Sala?”.
Daspo: il punto di vista dell’ANCI
Nella giornata di ieri sono poi giunte le parole del Sindaco di Firenze e rappresentante ANCI, Dario Nardella, che si è soffermato sulla delicata tematica del Daspo: “Il Daspo non riguarda il decoro ma tutte le forme di illegalità che aumentano la percezione di insicurezza e danneggiano il patrimonio delle nostre città. E chi critica il decreto, considerandolo estremista e discrezionale, non conosce il Paese reale con cui noi sindaci ci misuriamo ogni giorno”. Ma può essere un sindaco, anziché un giudice, a stabilire chi crea insicurezza? “Non è così. I sindaci hanno competenze specifiche sulla sicurezza urbana, conoscono le loro città meglio di ogni altro. E fenomeni come i parcheggiatori abusivi, l’accattonaggio molesto, i writer dei monumenti e lo sfruttamento della prostituzione, sono diventati insopportabili in tutte le nostre città. Il decreto non crea sindaci sceriffo ma consente di coordinarci con le forze dell’ordine”.
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