Ieri sera, dopo l’ennesima seduta fiume, il Senato ha dunque dato luce verde, in terza lettura, al provvedimento sui precari – ma non solo – della pubblica amministrazione, lanciato dal governo alla fine dell’estate come il rimedio per sconfiggere la precarietà tra i dipendenti statali e razionalizzare la spesa. A ben vedere, non tutti gli atipici tra scuola, enti, esercito beneficeranno delle novità, anche se la stima iniziale del governo era quella di assorbire negli organici p.a. un totale di 80mila lavoratori a intermittenza.
Siamo all’incirca intorno alla metà dei contratti in scadenza che verranno trasformati in assunzioni a tempo indeterminato, se le promesse saranno mantenute. Ciò, sarà possibile principalmente attingendo a un duplice canale: quello delle graduatorie a esaurimento e, in parallelo, dei nuovi bandi per i concorsi pubblici.
Sulle gare per accedere ai posti vacanti nel pubblico impiego, viene stabilita la soglia massima del 50% dei posti riservati ai precari nei concorsi indetti tra 2014 e 2016: i candidati potranno entrare in questa speciale categoria, qualora abbiano svolto almeno 3 anni di servizio negli ultimi 5 tramite contratti a termine.
La norma speciale resterà in vigore fino al 2016, con possibilità di proroga per i rapporti tuttora i corso entro la stessa scadenza: il limite prima fissato al 2015 è stato infatti posticipato a seguito del freno posto in legge di stabilità al turnover tra i dipendenti.
Lo slittamento ha prodotto una valanga di rinvii, che hanno coinvolto i precari sia per i contratti in essere, che per i concorsi, che, infine, anche per la validità delle graduatorie, spostate anch’esse al 2016.
Allo stesso modo, però, cambiano i termini entro cui i dipendenti in esubero potranno accedere alla pensione con le regole precedenti la riforma Fornero, con passaggio al 2015 dei requisiti minimi anziché dall’anno prossimo. No al cumulo di assegno pensionistico e stipendio per i dirigenti delle società in house, mentre i precari delle Province resteranno al proprio posto fino alla fine del prossimo mese di giugno 2014.
Quindi, viene impresso alla spesa pubblica un nuovo, sensibile calo sul ricorso alle auto blu e alle consulenze, che caleranno rispettivamente al 60% e al 75% della spesa per l’anno in corso.
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