Sbandierata come una delle grandi novità all’alba del decreto che si propone di diminuire le complicazioni in tema di burocrazia e di accesso ai servizi da parte di cittadini e imprese, quello dell’indennizzo da ritardo è un punto diforza già fortemente ridimensionato tra le pieghe del maxi decreto.
Inizialmente annunciato come una rivoluzione nei rapporti tra imprese e pubblica amministrazione, che avrebbe dovuto richiamare le p.a. ai propri obblighi nei confronti delle controparti del tessuto produttivo, spesso irritato per le inutili lungaggini nella realizzazione degli adempimenti o, semplicemente, nell’efficacia delle autorizzazioni rilasciate, quello delle sanzioni alle p.a. è già il topolino partorito dalla montagna del decreto del fare.
Così, mentre il decreto del fare si trova alla Ragioneria dello Stato per ottenere il via libera contabile, e approdare ufficialmente in Gazzetta Ufficiale, è proprio il rendiconto finanziario del “Fare” a non tornare ai “commercialisti”della macchina statale. Tanto è vero, infatti, che il numero di pratiche già in condizione di ritardo sarebbe talmente elevato da far scattare l’allarme rosso tra i conti pubblici, ancor prima dell’entrata in vigore.
Dopo la riunione del Consiglio dei Ministri di mercoledì scorso, dove è stato approvato il d.d.l. semplificazioni, gli articoli che prevedevano le “multe” per le pubbliche amministrazioni inadempienti, sono stati corretti su alcuniaspetti determinanti. Uno di questi riguarda il periodo di sperimentazione del provvedimento di sanzione, che dovrebbe durare 18 mesi, al termine dei quali, secondo le ultime indicazioni, il governo potrà tornare definitivamente sui suoi passi. Termine temporale dilazionato, poiché, in un primo momento, il periodo di screening concesso dalgoverno agli enti pubblici era stato limitato a un anno. Sorte analoga per il massimo di sanzione pecuniaria, abbassato da 4 a 2mila euro, e il corrispettivo per ogni giorno oltre il limite consentito, in versione più light a 30 euro rispetto ai 50 stabiliti inizialmente.
La modifica più sostanziale, però, riguarda la “scappatoia” riservata alle amministrazioni poco efficientiverso le imprese, i quali avranno comunque un margine di sei mesi per individuare “termini procedimentali più adeguati alle loro esigenze governative”.
In realtà, governo e Ragioneria di Stato sembrano più preoccupati per il rischio di citazioni che potrebberoesplodere all’indomani dell’entrata in vigore di questo meccanismo disciplinatorio – e penalizzante sul fronte economico – per le p.a.
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