Sale la tensione sul nodo dei pagamenti dei debiti arretrati della pubblica amministrazione alle imprese. Con un duro botta e risposta a distanza tra il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, e il ministero dell’Economia che assume la fisionomia di uno scontro. Ad accendere la miccia è in mattinata Tajani che definisce a questo punto «inevitabile l’apertura della procedura di infrazione Ue» nei confronti dell’Italia sull’attuazione della direttiva europea entrata in vigore il 1° gennaio 2013 in materia di ritardi nei pagamenti dei debiti della Pa. Il vicepresidente della Commissione Ue sostiene che l’ultima riunione del 5 maggio tra la Commissione europea e il Governo italiano «non è andata bene». E aggiunge: «Ho dato mandato per preparare la lettera di messa in mora» da inviare dopo le elezioni europee.
La secca replica del ministero guidato da Pier Carlo Padoan non si fa attendere. «Il Governo è intervenuto d’urgenza sull’intera materia dei debiti della pubblica amministrazione e con il decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014 (quello sul bonus Irpef ndr) ha varato tutte le norme utili per accelerare il pagamento degli arretrati ed impedire che si formi un nuovo stock di debito», si legge in una nota del ministero dell’Economia diffusa in serata proprio in risposta alle dichiarazioni di Tajani.
Quello del vicepresidente della commissione europea, del resto, è una sorta di atto di accusa nei confronti del ministero di via XX settembre. Secondo Tajani, «è evidente e chiara la volontà politica di non pagare, il Mef non vuole pagare i debiti Pa». E così – sottolinea il vicepresidente della Commissione europea – «è stato impedito» a Matteo Renzi «di tenere fede alle promesse fatte nel suo primo discorso pubblico». Tajani sostiene che al premier italiano «è stato impedito di fare un decreto e quindi ha dovuto fare un disegno di legge».
In realtà il decreto sul bonus Irpef si occupa anche dei debiti Pa. Ma, come emerge dalla relazione tecnica, sblocca per il 2014 in via prudenziale soltanto ulteriori 5 miliardi (si veda Il sole 24 Ore del 24 aprile). Complessivamente le risorse liberate dal Dl per il pagamento di una nuova tranche di debiti Pa ammontano a 8,77 miliardi (comunque al di sotto dei 13 miliardi indicati nel Def presentato a inizio aprile) ma – si legge sempre nella relazione tecnica – va considerata «l’eventualità che il patto di stabilità interno, in particolare per le Regioni, possa non consentire un pieno utilizzo di tali risorse». Questa mini-tranche che si va ad aggiungere ai 47 miliardi già stanziati per il 2013 e 2014 con i decreti 35 e 102 del 2013 (dei quali fino a metà aprile risultavano effettivamente giunti ai creditori 21 miliardi relativi a crediti commerciali e 2,5 miliardi di rimborsi fiscali).
Quanto all’eventuale procedura d’infrazione, Tajani, a margine di un confronto organizzato dall’Ance sul ruolo del settore delle costruzioni in Europa, la motiva con parole chiare: «A quanto mi dicono non è andato bene» l’incontro tra la commissione Ue e il governo italiano del 5 maggio. E aggiunge che invierà la lettera di messa in mora dopo la tornata elettorale delle europee. A partire dal 26 maggio, dunque, potrebbe essere recapitata a palazzo Chigi e al Mef la missiva che potrebbe aprire la strada a un iter insidioso per la gestione del “nodo debiti Pa”, con l’elevato rischio per il Governo italiano di dover far fronte anche al pagamento di multe salate.
Più volte Tajani nei mesi scorsi ha messo in guardia l’esecutivo da questi pericoli. Il primo avvertimento è arrivato a gennaio con l’avvio di una pre-procedura, la cosiddetta “Eu pilot”. Secondo Tajani, la situazione sarebbe precipitata dopo il summit del 5 maggio. Bruxelles contesta a Roma la violazione della direttiva, recepita lo scorso anno, sui tempi di pagamento che fissa il limite massimo a 30 giorni, con la deroga a 60 per alcuni settori come la sanità.
Ma il ministero dell’Economia non ci sta e sottolinea di essere intervenuto con urgenza con il recente decreto Irpef sia sul versante del “saldo” di una nuova fetta di debiti arretrati sia su quello dei tempi di pagamento.
Nella nota diffusa in serata il Mef evidenzia che fin qui sono stati stati stanziati «complessivamente 60 miliardi di euro». E fa notare che il decreto Irpef offre «la garanzia dello Stato e la disponibilità della Cassa Depositi e Prestiti quale compratore di ultima istanza per favorire la cessione immediata di crediti agli intermediari finanziari, così da offrire a tutti i creditori in crisi di liquidità un’alternativa tempestiva ed efficace all’incasso diretto».
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