6 miliardi che sono due di troppo rispetto alla quantità fissata, 4 miliardi, dal decreto legge dell’8 aprile scorso (d.l. 35/2013) come anticipo sui crediti scaduti, in previsione dello sblocco successivo di 40 miliardi in 12 mesi. C’è da aggiungere che i 4 miliardi, tra l’altro, sono da ripartirsi su due annualità, praticamente il fondo appena attivato – dopo 20 giorni – è già esaurito, con gli imprenditori già in preda alla rassegnazione visto che lo avevano accolto come una boccata di ossigeno una manifestazione della buona volontà del governo tecnico uscente. Dunque partenza ad handicap, due miliardi in meno.
In funzione di queste considerazioni, informa la nota del Mef, c’è la necessità di suddividere le somme richieste il che comporta, con ogni probabilità, non erogare tutti gli importi ma ripartire le anticipazioni in base ai criteri fissati, a cominciare dai debiti più vecchi. Una problematica da risolvere velocemente dal momento che le erogazioni, in base al decreto, dovranno essere concesse a partire dal 15 maggio prossimo, con perfezionamento dei relativi contrati.
Il primo dato, tuttavia, è che il fondo è stato preso d’assalto e certifica – una volta di più – come l’emergenza relativa ai crediti scaduti sia stata oltremodo sottostimata; infatti il dato potrebbe anche più negativo di quello reso noto ieri, le procedure di registrazione e le modalità di invio telematico dei dati hanno generato vari ritardi rispetto alla scadenza del 30 aprile, ultimo giorno utile per presentare le domande e le istruttorie.
Per la precisione, sono giunte 1.500 richieste dai comuni per un importo pari a 5,8 miliardi, 15 dalle amministrazioni provinciali per altri 110 milioni, 25 tramite gli altri enti locali per ulteriori 53 milioni di euro. Ora inizia la partita cruciale, quella sul totale dei crediti che – secondo numerosi studi sviluppati negli ultimi mesi – potrebbe variare da un minimo di 90 e un massimo di 130 miliardi.
In realtà quanti siano, al momento, nessuno lo sa, per questo, allo stesso tempo, il decreto ha dato il via al censimento del debito effettivo e complessivo della pubblica amministrazione verso i privati (a valere fino al 31 dicembre 2012), che terminerà il 15 settembre prossimo. Sulla base del debito reale comincerà la terza fase dell’operazione con l’attivazione di linee di credito trentennali ai tassi attuali del Btp a 5 anni con Cassa Depositi e Prestiti.
Entro il 31 maggio gli enti territoriali, che per quella data saranno a conoscenza degli importi di cui dispongono, dovranno comunicare alle imprese creditrici il piano dei pagamenti. Anche le banche dovranno stimare l’ammontare dei crediti che sono stati loro ceduti con la precedente procedura di rimborso.
Solo così si potranno valutare le ulteriori tranche di rimborso. Il 15 ottobre, dopo il check up dei debiti, il governo fisserà con la prossima legge di stabilità le modalità di rimborso delle tranche successive, anche attraverso l’emissione di specifici titoli di Stato. I rimborsi diventano così effettivi. Ovviamente questi pagamenti scattano dal 2014. Forse.
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