Il fitto calendario imposto dalle scadenze del d.l. 35/2013, lo sblocca-debiti, entra in questi giorni nella fase più calda. Al momento non si conoscono con precisione i dati che riguardano il numero di enti che in realtà hanno tagliato il traguardo in tempo, il Mef mantiene il riserbo in merito, ma c’è da dire che lo sforzo organizzativo di gestire migliaia di iscrizioni in poche settimane su una piattaforma informatica, che nei primi sette mesi di vita aveva superato a malapena 1000 adesioni, è piuttosto grande.
È un numero rilevante quello dei comuni che hanno incontrato delle difficoltà nella procedura di accreditamento e anche le strutture tecniche di Anci e Ifel stanno osservando da vicino la partita e raccogliendo le segnalazioni delle amministrazioni locali; se dovessero essere molti gli enti con problemi, è possibile che si ponga la questione di una riapertura dei termini o di una revisione in corsa degli errori, e del resto il traguardo del Mef è ovviamente l’avvio reale della macchina delle certificazioni più che la distribuzione di sanzioni.
Intanto, comunque, è ora di saldare i conti sui bonus da richiedere per l’esenzione dei pagamenti del Patto, per gli enti rimasti con scarsa liquidità, è giunto il momento di girare alla Cassa depositi e prestiti le anticipazioni necessarie ad onorare i primi debiti. In tutte e due i casi la scadenza è fissata per oggi, e il primo pericolo reale per chi oltrepassa il limite è di restare estromesso dalla distribuzione dei bonus sul Patto e degli assegni dalla Cassa.
Non è questo, ad ogni modo, l’unico pericolo, perché i responsabili delle amministrazioni in ritardo, nella circostanza in cui “senza giustificato motivo” non abbiano chiesto gli aiuti o abbiano sottostimato le proprie esigenze, potranno essere chiamati a rispondere della responsabilità dirigenziale (art. 21 del d.lgs. 165/2001) che nella versione riformata dalla Legge Brunetta può tagliare fino a all’80% della loro retribuzione di risultato.
Per quanto riguarda la scadenza odierna, i margini di flessibilità sono minori., anche perché il Ministero dell’economia e la Cassa depositi e prestiti sono tenuti a censire in pochi giorni le numerose richieste ricevute per iniziare con la distribuzione degli aiuti entro il 15 maggio; i creditori sono da troppo tempo in lista d’attesa, per cui ogni dilazione è escluso se non per cause straordinarie.
L’iter fatto di paletti obbligati dello sblocca-debiti si interseca con le prime mosse del nuovo Esecutivo, che fra i punti cardine illustrati ieri dal premier Enrico Letta nel discorso sulla fiducia a Montecitorio ha incluso la revisione del Patto di stabilità.
Il dossier coinvolgerà non solo il Mef ma anche il dicastero degli Affari Regionali e Autonomie presieduto da Graziano Delrio, ex presidente dell’Anci che in nome del suo ruolo ha condotto una battaglia a favore della Golden rule europea che determinava il pareggio di bilancio e limiti modulati all’indebitamento, fornendo in compenso margini più flessibili per gli investimenti.
È questo, senza dubbio, il passaggio necessario del percorso per tentare di liberare in maniera strutturale i pagamenti in conto capitale, che rappresenta una tappa centrale nella rinegoziazione dei vincoli in sede europea richiamata in più brani del discorso di Letta.
Nel frattempo, tuttavia, c’è da sciogliere il nodo urgente della distribuzione dei bonus entro il 15 maggio, il meccanismo determinato dal d.l. 35 rischia di lasciare a secco i comuni più puntuali nei pagamenti e spetta alla Conferenza Stato-città tentare ad inserire entro il 10 maggio i primi correttivi. Se così non fosse sia i bonus sul Patto sia le risorse della Cassa saranno distribuiti in maniera proporzionale alle richieste giunte dal territorio.
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