Pagare i debiti arretrati della pubblica amministrazione nei confronti delle piccole e medie imprese con titoli di Stato. È questa, secondo quanto si apprende, l’ipotesi che sarebbe stata discussa nel corso dell’incontro tra il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, e i rappresentanti di imprese, banche e assicurazioni. La proposta, avanzata dal ministro, passa ora al vaglio delle organizzazioni. Al momento non sono stati fissati nuovi incontri. La proposta di pagamento dei debiti p.a. attraverso titoli di stato, secondo quanto riferiscono fonti dello sviluppo economico, è solo una delle richieste avanzate al ministro Passera che in questa fase sta ascoltando i suggerimenti provenienti dai principali attori economici italiani, in vista del varo della manovra finanziaria previsto per lunedì prossimo. L’ammontare totale dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le piccole e medie imprese e’ pari a circa 80 miliardi di euro. Confindustria condivide la proposta, tanto che il presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, interpellata al termine della giunta di Confindustria, ha detto che “ce ne ha parlato il ministro Passera e condividiamo assolutamente. Ci sono miliardi di debiti pregressi nei confronti delle aziende, è un problema enorme e lo è a maggior ragione adesso che siamo in pieno credit crunch”. L’idea del Governo, spiega Marcegaglia, per quanto riguarda i debiti futuri “è quella di recepire la normativa europea sui pagamenti nel più breve tempo possibile”, mentre per i debiti passati “cominciare a fare delle emissioni di Btp o Bot da dare alle imprese come pagamenti. Noi condividiamo questa proposta e – conclude Marcegaglia – pensiamo sia giusta”. “Che si affronti l’annoso problema dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti del sistema delle piccole e medie imprese – soprattutto in un momento in cui consumi e commercio sono già in recessione e il sistema bancario sta «raffreddando» il credito – è sicuramente un passo nella direzione giusta. È altrettanto evidente, però, che la complessità del tema impone una riflessione concertata e approfondita tra le organizzazioni di rappresentanza delle imprese, il governo e l’Abi”, commentano da Confcommercio. Intanto in poco più di una cartella l’Associazione nazionale dei comuni italiani ha riassunto le principali richieste al Governo in vista della manovra di lunedì (e non solo). L’Ufficio di presidenza richiama la necessità di dare soluzione alla situazione drammatica generata dai tagli delle ultime manovre sul trasporto pubblico locale e sul fondo sociale; per questo i comuni e l’Anci confermano l’obiettivo di spostare la tassazione sui redditi e sul lavoro verso i patrimoni, e in questo senso ritengono che una maggiore autonomia in materia di Ici (che sia progressiva e attenta alle basi imponibili minori) possa restituire certezza alle entrate dei comuni. Allo stesso modo valutano possibile operare un intervento anche con la partecipazione dei comuni sui patrimoni immobiliari molto consistenti per chiamare al sacrificio in modo diverso coloro che possono dare un contributo più sostenuto. Da eliminare invece tutte le norme che oggi limitano in qualche modo l’autonomia degli enti e che non hanno effetti sui saldi di finanza pubblica a partire da quelle in materia di piccoli comuni e di personale. Imprescindibili poi le modifiche al patto di stabilità interno “prevedendo che una parte degli investimenti siano esclusi dai vincoli ed elaborando proposte concrete per fare in modo che la valorizzazione del patrimonio immobiliare sia utilizzabile per realizzare opere pubbliche ed abbattere il debito”. Il documento approvato dell’ufficio di presidenza Anci conclude segnalando anche che le risorse messe a disposizione dall’Europa e che non sono state ancora impegnate devono essere riprogrammate con il contributo dei comuni. Una esclusione di essi, si ritiene, sarebbe illegittima e “priverebbe il Paese di una opportunità per convertire in progetti e interventi risorse che da anni sono ferme”.
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