Basta rileggersi le scarne cronache che sono giunte ieri dalla Villa Reale di Monza, sede distaccata del governo al Nord, per fugare ogni dubbio residuo sul fatto che le province non solo non verranno abolite, come annunciato, ma potranno addirittura risultare in numero superiore. Semplicemente cambieranno nome: si chiameranno «enti di area vasta» ma avranno un presidente a elezione diretta e un consiglio espressione di regioni e rappresentanti dei sindaci dei comuni compresi nel nuovo ente. Quasi tutto come prima, se non peggio, dunque, almeno ai fini dei tagli ai costi della politica. A togliere il velo è stato il presidente della provincia di Treviso e presidente dell’Unione delle Province del Veneto, Leonardo Muraro, al termine di un incontro presso la sede distaccata del ministero della Semplificazione, alla Villa Reale di Monza, cui hanno partecipato anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti e il ministro delle Riforme e leader della Lega, Umberto Bossi. Lo strumento normativo è rappresentato dal comma 2 dell’articolo 2 del ddl costituzionale. Muraro ha sottolineato che sull’argomento Tremonti è rimasto silente: «non ci ha parlato». Ma il ministro Roberto Calderoli ha parlato, eccome, e «ha ribadito che il testo uscito dal Consiglio dei ministri prevede l’elezione diretta di un presidente di un ente intermedio tra Regione e Comune». Il presidente della Provincia di Treviso piuttosto ha denunciato che sul contenuto del ddl di abolizione delle province «è successa una cosa abbastanza grave: il documento che era stato votato dal cdm, quello del ministro Calderoli, non è il documento che è poi girato nelle sedi dell’Upi e che è stato divulgato dalla stampa». Il testo giusto, allora, «prevede espressamente un’entità di area tra comuni e regioni, dove viene eletto un presidente per cui c’è una formula elettiva che rafforza le istituzioni, e dove c’è un concentramento di organismi regionali e consorzi, che saranno accorpati in questo ente». Quanto all’elezione del Consiglio «potrebbe essere un’assemblea di rappresentanti dei sindaci dei comuni compresi nell’ ente intermedio». Secondo Muraro, «la forza di questo provvedimento è che ci sarà un’istituzione elettiva scritta in Costituzione».
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