Da austerity a crescita, le sfide del nuovo Parlamento Ue

13 Maggio 2014
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Dopo anni di recessione, in Europa si riaffaccia la ripresa ma in molti Paesi è ancora lenta e la disoccupazione ancora troppo elevata perché i cittadini possano cogliere gli effetti dell’economia che ricomincia a girare. È per questo che il malumore tra gli elettori dei 28 Paesi è alto, così come le aspettative di chi punterà sui partiti tradizionali senza cedere al populismo e all’ euroscetticismo sempre più forti. L’austerità con cui è stata curata la crisi economica è oggi vista come un nemico da combattere: se gli europei hanno accettato tagli e diete rigide per i bilanci, che hanno sanato i conti pubblici ma impoverito le famiglie, ora vogliono vedere dai vertici dell’Ue nuove medicine per guarire.
Il dibattito in Europa è quindi già segnato, e le sfide per le istituzioni che verranno, da Commissione a Parlamento, già tutte sul tappeto. Nell’ultimo quinquennio i vertici dell’Ue hanno da una parte elaborato piani di salvataggio per i Paesi dell’euro in difficoltà, dall’altra riscritto le regole della governance economica per evitare crisi future. E così i vincoli sono diventati più stringenti, le sanzioni per chi non rispetta le regole non più aggirabili, e tutta l’Eurozona ha fatto i conti con i propri squilibri strutturali e non, fino a rimettere i conti più o meno in ordine per rispondere ai dettami del Patto di stabilità. Ma il risanamento non è completo: le nuove regole del Fiscal Compact, del Six Pack e del Two pack, richiedono sforzi maggiori. E alcuni Stati, come Italia e Francia, si trovano strette tra il bisogno di stimolare la crescita e la necessità di rispettare la rigida disciplina di bilancio.
È su questo dilemma che il prossimo Parlamento Ue avvierà il suo cammino: l’austerità è ormai alle spalle anche per i popolari, che pure l’hanno sostenuta in questi anni. Stringere la cinghia ha infatti portato non solo all’aumento della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, ma ha anche provocato una stretta dei consumi che solo ora sembrano timidamente riprendersi. È questa ripresa che va sostenuta, affinché si inneschi il circolo virtuoso che sostenendo i consumi sostiene le imprese che ricominciano ad assumere. Quanto fatto finora per aiutare sul fronte lavoro, cioè il piano ‘Garanzia Giovani’ o la risoluzione a favore del salario minimo passata dal Parlamento nel 2012, non è abbastanza.
Un primo fronte su cui si articolerà il prossimo confronto tra Consiglio e Parlamento, e che potrebbe aprire un nuovo percorso della governance rendendola più morbida e digeribile, è quello che riguarda i ‘partenariati per le riforme’. Il tema sarà sviluppato nel vertice Ue di ottobre, sotto presidenza italiana: è allora che si potrà cercare una certa flessibilità nel percorso di risanamento, che consenta agli Stati di fare le riforme, ma in cambio di incentivi (come la flessibilità sul deficit), che rendano gli sforzi strutturali meno gravosi.

(Fonte: Ansa)

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