D.d.l. province, sancita l’abolizione dopo il no della Consulta

> IL TESTO DEL DISEGNO DI LEGGE

10 Luglio 2013
Modifica zoom
100%
Una pagina per eliminare le Province. È questa la prima reazione di fronte al testo che elimina le province, a seguito della bocciatura da parte della Corte costituzionale della riforma varata nel 2012 con la spending review di montiana memoria.
Il ddl costituzionale approvato la settimana scorsa dal governo di Enrico Letta si compone di soli 3 articoli, che intervengono d’urgenza per evitare che le province vengano mantenute al proprio posto dopo gli sforzi realizzati per cancellarle.
Indubbiamente, per la classe politica, che aveva fatto della riforma una delle sue bandiere per rispondere alla domanda di ridurre gli sprechi proveniente dai cittadini, il no della Consulta è stata una doccia fredda, forse anche inaspettata.
Per accontentare i giudici, però, il Governo ha deciso di correre subito ai ripari, varando in fretta e furia unprovvedimento che ripristinava d’ufficio lo status precedente, ma secondo l’iter descritto nelle motivazioni della bocciatura da parte della Corte, ossia per mezzo di un d.d.l. province costituzionale.
Un testo che più scarno non si può e che, sicuramente, non mancherà di suscitare nuove e aspre polemiche, visto che, in pratica, cancella le province con un colpo di spugna, nonostante i numerosi ricorsi che sono stati presentati nei mesi scorsi e che, infine, hanno realizzato l’intento di bloccare la riforma.
L’articolo 1 è lapidario“Sono abolite le province”. Quindi, il d.d.l. interviene in successione sugli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132, e 133 della Costituzione, laddove, insomma, si parla delle province e delle relative competenze e funzioni.
Le province, in sostanza, vengono polverizzate dal dettato costituzionale. All’articolo 3, infine, si stabilisce che resteranno sei mesi di tempo dall’entrata in vigore del testo di legge per l’abolizione completa delle province e del loro definitivo smantellamento. Naturalmente, restano aperte le tante questioni già emerse negli scorsi mesi, come la ripartizione della competenze tra comuni e regioni, lo spostamento del personale, gli eventuali esuberi e una marea di altre criticità che andranno definite nel corso dell’approvazione del d.d.l.
Insomma, nonostante gli intenti del Governo di fare presto e, insieme, soddisfare le richieste della Consulta, pare che le province possano avere ancora lunga vita.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento