ROMA – Spendere bene, ed anche in fretta, è il monito dell’Unione europea per i fondi strutturali concessi ai paesi membri. La crisi ha tuttavia agevolato il rinvio di un anno della prima scadenza relativa al ciclo di programmazione 2007 – 2013: l’applicazione della regola del disimpegno automatico delle risorse è stata posticipata dal 31 dicembre 2009 al 31 dicembre 2010. Per l’Italia una boccata d’ossigeno almeno per l’anno in corso. Secondo le prime proiezioni il target per fine anno (5,4 miliardi di cui quasi 3,9 al Sud) risulta raggiungibile mentre l’obiettivo diventa decisivamente più sfidante nel 2011 (9,8 miliardi di cui 7 al Mezzogiorno). Soprattutto, il basso livello di impegni segnala ancora la non piena operatività di alcuni programmi denunciando la necessità di un’accelerazione in vista del target del 2011. Anche per questo, la rapidità di un accordo con regioni e parti sociali per riprogrammare fondi ed interventi diventa un elemento cruciale. Dal 2012 al 2014 l’obiettivo annuale resta fissato intorno a 9,8 miliardi, mentre nel 2017 andranno spesi 14,6 miliardi per completare il ciclo che nell’intero periodo vale per l’Italia 59,4 miliardi tra fondo sociale europeo e fondo di sviluppo regionale. L’auspicio è elevare – e anche di molte lunghezze – l’efficacia che la politica di coesione ha avuto per l’Italia nel periodo 2000- 2006. Il confronto con le altre aree europee è severo: le regioni del Mezzogiorno perdono notevolmente terreno nei confronti di quelle in ritardo di sviluppo. Tra il 1995 e il 2007 il Pil procapite è passato dal 79 al 69 per cento di quello medio nell’Ue a 27.
Corsa per rispettare le scadenze
Obiettivi di spesa. Preoccupazioni per il target 2011 fissato a 9,8 miliardi
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