Neanche il tempo di vedere la luce e per il nuovo Titolo V è già corsa contro il tempo. Nella notte tra martedì e mercoledì il Consiglio dei ministri ha approvato il Ddl costituzionale che riporta sotto la competenza statale energia, trasporti e infrastrutture e rafforza il ruolo di «preminenza» del livello centrale. Dietrofront invece sui poteri della Corte dei conti e sul rafforzamento della Conferenza Stato-Regioni.
La congiuntura in cui capita il provvedimento messo a punto dal titolare della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, non è delle più favorevoli. Un po’ perché ogni riforma costituzionale necessita di un procedimento “aggravato” visto che l’articolo 138 richiede due deliberazioni, a distanza di tre mesi l’una dall’altra, in entrambe le Camere; un po’ perché la legislatura è agli sgoccioli e il quadro politico generale è piuttosto magmatico. Senza dimenticare le proteste inscenate dai governatori che anche ieri hanno criticato l’intervento «unilaterale» del Cdm e oggi dovrebbero essere ricevuti dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Il Governo ha ben presente tutti questi problemi tant’è che Patroni Griffi – che ieri pomeriggio è salito al Quirinale – è intervenuto per gettare acqua sul fuoco. Non «è una controriforma né un golpe, solo un tagliando fatto con cura per far funzionare meglio la macchina», ha dichiarato il titolare di Palazzo Vidoni. E anche per questo l’Esecutivo non ha ancora deciso da quale ramo del Parlamento partire. In pole position ci sarebbe però Palazzo Madama visto che Montecitorio si troverà già ad affrontare l’ingolfamento prodotto dall’abbinata legge di stabilità-decreto su enti locali in dissesto e costi della politica.
Interrogati dal Sole 24 Ore sulle reali possibilità che il Ddl vada in porto prima di fine legislatura i presidenti delle due commissioni Affari costituzionali hanno preferito non sbilanciarsi. Per il socialista Carlo Vizzini (Senato) portarlo al traguardo in tempo «non è impossibile ma molto difficile»: «Tecnicamente ce la possiamo fare – ha sottolineato – umanamente non lo so». Simile le affermazioni del pidiellino Donato Bruno (Camera): «Onestamente è un’ipotesi molto difficile però dobbiamo provarci perché l’accordo politico almeno tra i partiti che sostengono Monti c’è».
Passando al merito il testo è ancora in una fase di assestamento. Alcune parti sono stabilizzate, come il transito di alcune materie (coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, grandi reti di trasporto e di navigazione, disciplina dell’istruzione, commercio con l’estero, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia) dalla competenza concorrente a quella esclusiva statale e l’attribuzione al “centro” di un livello di «preminenza»; altre sono in continuo divenire. Rispetto all’articolato anticipato ieri su questo giornale sarebbero state cancellate l’estensione ai bilanci regionali dei poteri di controllo della Corte dei conti e la costituzionalizzazione della Conferenza Stato-Regioni.
IN SINTESI
COMPETENZE STATALI
Nel nuovo articolo 117 la competenza legislativa esclusiva torna allo Stato in queste materie: armonizzazione dei bilanci, istruzione, porti, aeroporti e grandi reti di trasporto, comunicazioni e «produzione, trasporto e distribuzione dell’energia»
RUOLO DELLO STATO
Nell’articolo 117 viene introdotta una clausola di preminenza/salvaguardia che affida allo Stato, a prescindere dalla ripartizione delle competenze legislative con le Regioni, il compito di garante dei «diritti costituzionali e dell’unità della Repubblica»
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