Le società controllate dalle pubbliche amministrazioni che, nei prossimi tre anni, cederanno personale in esubero presso altre società partecipate beneficeranno di un significativo sgravio Irap e Ires. Lo prevede la norma contenuta nell’articolo 3 (commi da 2 a 7) del Dl 101/2013 sul pubblico impiego, già trasmesso al Senato. La Relazione tecnica che accompagna il testo varato dal governo chiarisce il meccanismo chiave che dovrebbe far partire questo ennesimo tentativo di riordino di un sistema di società e enti controllati che supera le 5.300 unità, secondo le ultime stime della Corte dei conti relative all’anno in corso (3.400 secondo dati diversi di Unioncamere) e nelle quali lavorano non meno di 240mila addetti.
La misura prevede che le società che hanno rilevato eccedenze di personale (oppure nelle quali la spesa per il personale ha superato il 50% delle spese di funzionamento) possono procedere alla cessione diretta in mobilità di questi addetti ad altre società a controllo pubblico. La società cedente continuerà ad assicurare per tre anni una quota pari al 30% del trattamento economico del personale che se ne va e queste somme non concorreranno «alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte sul reddito e dell’imposta regionale sulle attività produttive». La razionalizzazione riguarda tutte le società controllate (Spa, Srl, consorzi eccetera) fatta eccezione per le quotate o emittenti di strumenti finanziari scambiati su mercati regolamentati.
Ed è esclusa la possibilità che il personale in eccedenza possa essere assorbito dall’ente o dall’amministrazione controllante. Le amministrazioni, invece, come ha ricordato ieri il viceministro del Lavoro Maria Cecilia Guerra, avranno l’obbligo di assumere la quota di riserva di persone svantaggiate, tra cui le persone con disabilità, anche in soprannumero rispetto alle dotazioni organiche (articolo 7, commi 6 e 7). Tornando alle società partecipate, le amministrazioni controllanti dovranno invece definire con specifici piani industriali il riassetto del personale tra le varie controllato concordando con le organizzazioni sindacali che hanno siglato i contratti collettivi anche possibili trasferimento al di fuori della regione di appartenenza. La norma arriva dopo quale settimana dalla bocciatura, da parte della Corte costituzionale, degli articoli 4 e 9 del Dl 95/2012 (spending review) che stabilivano l’obbligo anche per Regioni ed enti locali di alienare le partecipazioni entro il 30 giugno 2013. Ma il tema della riduzione delle spese per il personale resta aperto, soprattutto per le società controllate da amministrazioni alle prese con profonde crisi contabili come il comune di Alessandria, quello di Napoli, o quello di Reggio Calabria, in situazione di pre-dissesto finanziario.
Oltre ai casi più critici, per i comuni minori (fino a 30mila dipendenti) resta poi l’obbligo di liquidare le società costituite (o cederne la partecipazione) entro il 30 settembre prossimo, termine previsto dalla legge 122/2011 e mai modificato (si veda Il Sole 24Ore di lunedì 2 settembre). E in questi casi lo strumento della mobilità diretta tra la partecipate potrebbe rivelarsi decisivo. Nel Dl 101 si introduce infine l’obbligo di comunicazione annua del costo del personale anche per tutte le società controllate, esattamente come avviene per le amministrazioni censite nel Conto annuale della Ragioneria. Ad oggi, come ha più volte segnalato la Corte dei conti, non esiste infatti un censimento preciso di questo sistema di società controllate o strumentali, proliferate negli ultimi anni in parallelo con l’approfondirsi della crisi finanziaria degli enti locali, che ne controllano la stragrande maggioranza. Le sole Regioni vantano 403 società, secondo la Corte, il 62% Spa, il 12% Srl, il 4% consorzi e il resto da altri organismi.
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