Il dato non sembra molto incoraggiante. Nel 2010 le convenzioni della Consip, società del Tesoro che funge da centrale acquisti per la pubblica amministrazione, hanno fatto risparmiare allo stato 530 milioni di euro. La previsione per la fine del 2011, però, è addirittura di un dimezzamento: i risparmi raggiungibili sono quantificati in 254 milioni. I numeri vengono fuori da uno dei vari allegati al Def, ovvero il Documento di economia e finanza presentato nei giorni scorsi dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti. In un allegato che si occupa dello stato di attuazione delle misure contenute nelle Finanziaria del 2008, il ministero dell’economia prende appunto in considerazione il caso della Consip. Ne emerge un trend in flessione. Crisi in vista per il sistema delle convenzioni? Non proprio. Diciamo che la società, amministrata da Danilo Broggi, sta puntando su un’altra strategia, per certi versi indicata dalle norme nel frattempo entrate in vigore. Per prima cosa i risparmi di 530 mln del 2010, destinati a scendere a 254 quest’anno, sono definiti «risparmi diretti» e fanno riferimento alle pubbliche amministrazioni che sono per legge obbligate ad aderire alle convenzioni Consip per acquistare i beni e i servizi di cui hanno bisogno. Si tratta in pratica degli uffici dello stato centrale (vedi i ministeri) e delle loro articolazioni periferiche. È da questo bacino, in sostanza, che non filtrano segnali incoraggianti circa la tenuta dei risparmi. Anche se i motivi possono essere diversi: dall’andamento stagionale delle convenzioni alla loro durata pluriennale, i cui effetti possono non essersi avvertiti nel 2010. Le buone notizie, invece, almeno sulla carta arrivano dai risparmi cosiddetti benchmark. Sono quelli messi a segno dalle pubbliche amministrazioni, soprattutto regioni, province e comuni, che non sono obbligate ad aderire alle convenzioni, ma sono tenute per legge a utilizzarne i parametri di qualità/prezzo. Questi risparmi, cifrati in 1,9 miliardi per il 2010, nel 2011 salirebbero a 3,7 miliardi. Un boom, quindi, che però dipenderà molto dalla quantità degli ordinativi provenienti dai vari uffici pubblici.
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