È consentito ciò che era vietato

Il Milleproroghe ha subìto 121 modifiche. Ma il Colle sta zitto

Italia Oggi
27 Gennaio 2012
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Un Milleproroghe snello, avevano assicurato i saccenti ministri tecnici. Può darsi che sia così. Tuttavia, i 30 articoli del decreto-legge hanno subito alla Camera, in commissione (l’aula si è limitata, con la posizione della fiducia, ad accogliere il testo quale uscito dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, con due relatori, uno del Pd e l’altro del Pdl), la bellezza di 121 modificazioni.
Chiediamo venia nel caso il computo fosse errato di qualche unità: resta il fatto che decine e decine sono state le aggiunte, le soppressioni, i mutamenti che la maggioranza tripartita ha operato.
Vogliamo scommettere che dal Quirinale non si alzerà un alito di vento? Eppure, il presidente della Repubblica, giusto undici mesi addietro, giusto in occasione della promulgazione del precedente decreto-legge milleproroghe, era stato molto chiaro: firmo, ma il governo si attenga (come ha promesso, ag-giungeva il capo dello Stato) a una “sostanziale inemendabilità dei decreti-legge”. Non si vede come oltre centoventi modifiche possano far ritenere che il decreto milleproroghe sia rimasto identico. Eppure, siamo sicuri che il Colle starà zitto zitto.
Il presidente della Repubblica non è cambiato: era Giorgio Napolitano, è Giorgio Napolitano. Il presidente del Consiglio, invece, è cambiato: era Silvio Berlusconi, è Mario Monti. Basta questo mutamento per rendere consentito quel che prima era vietato. Non solo. Il precedente presidente del Consiglio era stato indicato dal capo dello Stato sulla base dei risultati elettorali; l’attuale è stato liberamente scelto dal capo dello Stato, che del governo in carica si è reso il nume tutelare, l’ispiratore e il protettore.
Siamo arrivati al punto, che offende perfino il buon gusto e viola qualsiasi consuetudine costituzionale, dell’approvazione quirinalizia preventiva. Il decreto-legge sulle liberalizzazioni, infatti, ha ricevuto un’esternazione di plauso da parte di Napolitano quando il Consiglio stava ancora discutendo le norme. Ma siamo certi che il Parlamento trangugerà silenziosamente tutti questi bocconi, forse con l’eccezione della Lega, che se ne sta all’opposizione e può quindi denunciare le anomalie di questo gabinetto presidenziale.

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