Concorso dirigenti alle calende

Il consiglio di stato deciderà tra un mese e mezzo

Italia Oggi
20 Novembre 2015
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Si allungano i tempi del bando del concorso a dirigenti dell’Agenzia delle entrate. L’emanazione di quest’ultimo è vincolato, secondo le intenzioni dell’amministrazione finanziaria, alle decisioni del consiglio di stato su due impugnative per due diversi bandi di concorso a dirigenti. In particolare, su quello su cui ha discusso in udienza il 17 novembre il consiglio di stato e su cui però i giudici di palazzo di Spada non si pronunceranno prima di un mese, un mese e mezzo, bloccando, di fatto, per un bel po’, le procedure per uscire dall’impasse in cui si trova l’Agenzia da dopo la sentenza della Corte costituzionale di marzo che ha provocato la decadenza di circa 1.000 funzionari nominati illegittimamente dirigenti.

Si dovrà attende dunque il 2016. Mentre entro il 1° dicembre dovrebbero ultimarsi le procedure per le assegnazioni delle posizioni organizzative speciali e temporanee, due percorsi individuati per tentare di ristorare alcuni incaricati e consentire un funzionamento a pieno regime degli uffici dell’Agenzia. Tempi burocratici che mal si legano con l’invito contenuto nella news letter di Matteo Renzi, presidente del consiglio, sulla lotta all’evasione. Il premier ha, infatti, evidenziato che la strada per sconfiggere l’evasione fiscale è l’innovazione digitale: «Se scommettiamo sull’innovazione telematica, l’evasione è morta. Non sappiamo ancora quando, non sappiamo nel dettaglio come. Ma tutti noi sappiamo che la strada è tracciata per sempre». Poi Renzi tira le orecchie agli apparati burocratici che gestiscono questi strumenti: «La tempistica della fine dell’evasione non dipende da come si organizzano le burocrazie romane, ma da quanto saremo decisi e rapidi nel proseguire sulla strada dell’innovazione e della digitalizzazione».

Intanto negli uffici permane l’insoddisfazione per le incertezze tanto che circa 400 ex incaricati hanno scritto una lettera aperta al parlamento invocando l’individuazione di una sorta di sanatoria delle loro posizioni retributive. Sanatoria che più volte inserita come emendamento in diversi provvedimenti, non ultimo la legge di stabilità, è stata sempre stralciata dal governo.

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