L’occasione buona per il presidente Anec e vicepresidente Agic potrebbe presentarsi con la legge di stabilità. Certo, in questo momento l’assalto alla diligenza è uno sport fin troppo praticato. Ma a Cuciniello il momento appare propizio. «È doveroso riconoscere – dice – che, dopo anni in cui si diffondeva a macchia d’olio il verbo secondo il quale “con la cultura non si mangia”, questo nuovo corso politico abbia invertito la rotta ed ha cominciato a investire su attività e industrie culturali».
In realtà qua e là qualche comune ha fatto qualcosa in termini di agevolazioni. Ma per il presidente degli esercenti cinematografici è ora di fare qualcosa a livello di sistema. «È tempo di dare un segnale chiaro anche agli operatori e agli imprenditori che gestiscono cinema e teatri. Coloro che soffrono più di ogni altro della tassazione locale, il cui incremento del 300% sta colpendo al cuore la redditività di queste imprese che “muoiono”, chiudono, depauperando così un capitale culturale e sociale di inestimabile valore».
Insomma, l’esigenza è quella di tutelare le monosale cittadine che nel corso degli anni sono andate inesorabilmente verso la chiusura (si parla di oltre 700 sale chiuse in più di 10 anni, sostituite comunque in gran parte dalle multisala). «Siamo convinti – conferma Cuciniello – che non si debba sprecare questa occasione della manovra economica per eliminare l’Imu sui cinema e i teatri. Per tutti e per sempre. Sono la nostra casa. La “casa culturale”, a funzione pubblica e sociale, degli italiani. E queste strutture sono i presidi unici e permanenti del nostro sistema culturale, ne costituiscono il sistema connettivo, sono centri di aggregazione sociale ramificati sul territorio e attivi per 365 giorni l’anno».
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